Guardia di Finanza di Milano, da Amazon evasione da 130 milioni

Un ufficio di Amazon.
Amazon paga 100 milioni di tasse

MILANO. – Circa 130 milioni di euro: è la cifra che, stando agli accertamenti della Gdf di Milano, avrebbe evaso Amazon attraverso un meccanismo – la contabilizzazione in Paesi a regime fiscale più favorevole di profitti in realtà realizzati in Italia – già individuato dalla Procura nelle inchieste su altri colossi dell’hi tech, come Apple, Google e Facebook. Indagini che hanno portato ad un maxi risarcimento all’Erario da parte della società di Cupertino, mentre quello del motore di ricerca è in dirittura d’arrivo.

Amazon, intanto, ha replicato spiegando che “paga tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business retail è altamente competitivo e offre margini bassi. Abbiamo investito in Italia – ha aggiunto la società – più di 800 milioni di euro dal 2010 e attualmente abbiamo una forza lavoro a tempo indeterminato di oltre 2.000 dipendenti”.

L’inchiesta milanese sul colosso dell’e-commerce, coordinata dal pm Adriano Scudieri e dal procuratore Francesco Greco, è aperta da più di un anno, viene ipotizzato il reato di omessa dichiarazione dei redditi e gli inquirenti si sono concentrati sull’attività della filiale lussemburghese (un manager è indagato) dove, con un sistema ‘fotocopia’ oramai assodato per i giganti del web, sarebbero stati messi a bilancio profitti realizzati di fatto in Italia, in modo da aggirare il Fisco.

L’ammontare della presunta evasione fa riferimento a cinque anni, tra il 2009 e il 2014, ed è stato accertato dal Nucleo di polizia tributaria nel cosiddetto “processo verbale di costatazione”, una relazione conclusiva della Gdf trasmessa in Procura già da alcune settimane in vista della chiusura delle indagini, ma anche all’Agenzia delle Entrate che potrebbe emanare un avviso di accertamento fiscale nell’ambito del contenzioso tributario, come già accaduto per Apple e Google. Lo scorso ottobre, ha patteggiato una multa da 45 mila euro Michael O’Sullivan, legale rappresentante della Apple Sales International, con sede in Irlanda.

O’Sullivan rispondeva di omessa dichiarazione dei redditi, così come altri due manager italiani per i quali, però, i pm hanno chiesto l’archiviazione. Il patteggiamento è arrivato solo dopo che il colosso di Cupertino, nel dicembre 2015, ha chiuso il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate versando circa 318 milioni.

Oltre un anno fa, poi, la Procura ha tirato le fila dell’inchiesta su Google accusato, secondo i calcoli della Gdf, di non aver versato all’Erario, tra il 2009 e il 2013, tasse su imponibili per circa 227 milioni grazie ad uno schema elusivo che coinvolge società dislocate tra Irlanda, Paesi Bassi e Bermuda. Sul binario parallelo correva il contenzioso tra Google e Agenzia delle Entrate, che si dovrebbe chiudere a breve con un maxi versamento.

(di Igor Greganti/ANSA)