Morbillo: focolai Italia preoccupano Usa ed Europa

Bambino di spalle con la schiena piena di macchie rosse da morbillo.
Unicef lancia l'allarme morbillo.

ROMA. – L’Italia preoccupa l’Europa e gli Usa per i focolai di morbillo e i casi hanno superato i 1.700 dall’inizio dell’anno, di cui 4 su 10 hanno avuto complicazioni tanto da finire in ospedale. E’ il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi a ribadirlo, alla luce delle polemiche sorte dopo che il New York Times con l’editoriale ‘Populismo, politica e morbillo’ ha criticato M5s per la sia posizione sui vaccini.

”Siamo sotto i riflettori a livello mondiale fra i paesi che hanno focolai endemici, e come noi la Romania. Non possiamo che essere d’accordo con le osservazioni che ci arrivano da paesi come gli Stati Uniti che hanno sostanzialmente eradicato la malattia”, aggiunge Ricciardi.

Ma anche altri paesi europei, aggiunge, sono sotto osservazione per lo stesso motivo. Come la Francia, il Belgio, la Svizzera e la Germania. Più precisamente salgono a 1.739 i casi di morbillo registrati in Italia dall’inizio del 2017, riposta il quinto numero del bollettino settimanale nato per monitorare l’epidemia di morbillo in corso da gennaio 2017, curato dal Ministero della Salute e dall’Istituto superiore della sanita’ (ISS).

In particolare, dal 17 al 23 aprile 2017, sono stati 15 i casi registrati, in calo rispetto al picco di contagio di marzo. Preoccupazione in Toscana in particolare per i contagi fra gli operatori sanitari: quattro nuovi casi di morbillo sono stati registrati nei giorni scorsi, e tre degli ammalati sono operatori sanitari, categoria già colpita nei mesi scorsi.

Ad ammalarsi sono stati un dipendente dell’ospedale fiorentino di Careggi, uno di quello di Empoli, il terzo dell’ospedale di Torregalli sempre a Firenze. Il quarto caso riguarda un cittadino che è stato poi ricoverato all’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova. Già alcune settimane fa l’assessore regionale alla salute, Stefania Saccardi aveva detto che stava studiando un modo per obbligare medici e infermieri che lavorano in reparti delicati a fare la vaccinazione.

Nell’88% dei casi in Italia i contagiati non erano stati vaccinati, il 33% ha avuto almeno una complicanza, più di frequente diarrea, polmonite, otite, epatite, insufficienza respiratoria, calo di piastrine, più raramente encefalite e convulsioni. Il 39% è stato ricoverato, il 15% ha fatto ricorso al pronto soccorso. E fra questi 159 sono stati i casi tra gli operatori sanitari.

Resta molto alto rispetto agli altri anni il numero totale di contagi, se si considera che erano stati appena 844 in tutto il 2016. Il picco si è registrato nel mese di marzo 2017, con 804 casi, mentre se ne registrano finora 218 ad aprile, ma specifica il bollettino “i dati possono subire delle variazioni da una settimana all’altra a seguito di nuove segnalazioni e/o validazioni dei casi precedentemente segnalati”.

(di Maria Emilia Bonaccorso/ANSA)