Giornalisti, Italia tra memoria delle vittime e nuove minacce

Lettere in una macchina da scrivere.
Lettere in una macchina da scrivere.

TORINO. – L’Italia ha fatto quadrato attorno ai giornalisti vittime della mafia e del terrorismo: 11 sono stati uccisi dagli Anni di Piombo ad oggi, altrettanti sono stati feriti, una cinquantina sono sotto scorta. Nella 10/a Giornata della Memoria a loro dedicata, sono suonate come riconoscimento e monito le parole del messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Torino dove si è tenuta la cerimonia: bisogna “proteggere i cronisti che subiscono minacce e intimidazioni. Sono voci da tutelare perchè espressioni di una democrazia matura che non ha paura della verità”.

Una funzione di crescita civile quella svolta dall’informazione rimarcata anche a Roma dal presidente del Senato, Pietro Grasso, in occasione del convegno organizzato da Ossigeno, dal sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore nella XXIV Giornata Mondiale della libertà di stampa, ma anche dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e dal vicesindaco di Torino Guido Montanari, entrambi alla guida di amministrazioni pentastellate.

E mentre a Torino davano la loro testimonianza numerosi familiari di giornalisti uccisi, come Andrea figlio di Carlo Casalegno, Carla sorella di Bruno Rostagno, Mimma moglie di Giuseppe Alfano, a Roma Alberto Spampinato, direttore dell’ Osservatorio Ossigeno, forniva i numeri della violenza in atto contro giornalisti e blogger: 416 nel 2016, di cui 103 nel Lazio.

In questi casi – ha detto a Torino Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi – occorre dare “una scorta mediatica a chi è sotto tiro, minacciato dalla criminalità”, ovvero far scattare la solidarietà, da parte di tutti, in primis dei colleghi. Invece – è emerso dalla giornata torinese – spesso è accaduto che l’isolamento sia avvenuto all’interno della categoria.

“Perchè – ha osservato Alessandro Galimberti, presidente nazionale dell’Unione cronisti (Unci)promotore della Giornata alla Memoria – molti tra i colleghi colpiti, sono ‘abusivi’ che, forse perchè non allineati, non sono entrati nelle redazioni delle grandi testate?”.

E oggi a fomentare l’odio, la violenza è la rete, l’amplificazione del web – è stato detto – ma anche lasciare che un “brodo di coltura” in qualche modo giustifichi la violenza, ha denunciato Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte: invece “la violenza va sempre condannata senza mezzi termini”.

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