Legge elettorale: dubbi sul modello tedesco

Il presidente del Senato Pietro Grasso. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il presidente del Senato, Pietro Grasso nell’aula del Senato, Roma, 21 luglio 2015. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Il presidente del Senato Pietro grasso rilancia il monito del Presidente Mattarella al Parlamento ad approvare presto una legge elettorale omogenea per Camera e Senato. A rendere tuttavia il cammino laborioso è la diversità di interessi dei vari partiti, l’appropinquarsi della campagna elettorale per le amministrative di giugno. Situazione che vede già vacillare l’ipotesi del sistema tedesco. Le parole che Matteo Renzi pronuncerà domenica all’Assemblea nazionale del Pd che ufficializzerà la sua elezioni potranno essere indicative per capire lo stato delle trattative.

Grasso ha detto che una nuova legge prima del voto “è ineludibile”: se dunque qualcuno puntasse al mantenimento delle due leggi attuali si sbaglierebbe. Né è pensabile superare la mancanza di accordi con un decreto, come suggerito mercoledì da Matteo Salvini, inizialmente appoggiato dal Pd: “Il decreto legge lo vedrei come ultima spiaggia, nel caso in cui si fosse veramente alla fine della legislatura”.

Tuttavia le distanze tra i partiti restano, e le varie ipotesi in campo scontano i veti reciproci: Pd e M5s sono favorevoli ad abbassare la soglia dell’Italicum per renderlo più maggioritario, ma da soli non hanno i voti in Senato (il Pd ne ha 98 e M5s 39); ai Dem piacerebbe il Mattarellum, come alla Lega, ad Ala e alla Svp, ma il problema è lo stesso, dato che Fi e M5s non lo vogliono.

Poi ci sono le soglie di sbarramento, che dividono grandi e piccoli partiti, e il premio di maggioranza che Pd e M5s vogliono alla lista e gli altri alla coalizione. Anche per questo, la mediazione tra Pd e FI emersa da martedì, il cosiddetto modello tedesco, sembra già in crisi. Esso consiste nel Mattarellum con 50% dei seggi assegnati in collegi uninominali e 50% in listini proporzionali e lo sbarramento al 5%. Quest’ultimo è troppo alto per i piccoli partiti, ma soprattutto Fi non è tutta schierata per questa soluzione.

I collegi implicano un accordo con la Lega a cui è favorevole “l’asse del Nord” (Paolo Romani, Giovanni Toti, ecc), mentre altri, come il capogruppo alla Camera Renato Brunetta vorrebbe un sistema che lasciasse più libertà a Fi.

Domenica parlerà Renzi e giovedì 11 maggio il relatore Andrea Mazziotti dovrebbe presentare il testo base, cioè un testo che rappresenti un minimo comune denominatore, su cui aprire poi un ulteriore confronto. Mazziotti incontrerà i gruppi parlamentari, ma l’imminente campagna elettorale ostacola l’accordo, a partire da quello tra Pd e Fi, dato che M5s griderebbe all'”inciucio” come ha fatto Alessandro Di Battista: “Proveranno a fare una legge elettorale per impedire al M5S di governare. Vogliono la palude per avere la “scusa” per inciuciare ancora”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)