Domenica il nuovo Pd di Renzi, gli sfidanti alla finestra

ROMA. – Matteo Renzi potrà rivendicare la crescita del Pd nei sondaggi, quando domenica parlerà all’Assemblea nazionale Dem, dove saranno proclamati i risultati ufficiali delle primarie. In quella sede dovrà però affrontare alcuni nodi determinanti, sia per quanto riguarda le cariche e gli assetti interni al Partito, sia per quanto riguarda alcuni temi politici come la legge elettorale e le politiche future che il Pd sosterrà.

L’Istituto Ixé ha fotografato un balzo dell’1,2% del Pd che ora aggancia il M5s, a sua volta in calo da alcune settimane. Rilevazioni che non tengono conto del “pasticcio” sulla legittima difesa, in cui Renzi – come primo passo da segretario – ha smentito l’operato dei suoi deputati. Un passaggio che potrebbe rappresentare un’anticipazione di come Renzi si atteggerà sui provvedimenti presenti nelle Camere, specie su quelli del Governo.

E qualcosa in tal senso si capirà nel discorso di “intronizzazione” di domenica nel quale indicherà quali politiche il suo Pd proporrà per il lavoro, l’economia, l’Europa, i diritti e la legge elettorale. Si tratta, di temi su cui i suo sfidanti Orlando ed Emiliano proponevano ricette diverse. Quindi dalle eventuali “aperture” che il segretario farà si capirà l’evoluzione del Pd: se cioè ci sarà “l’uomo solo al comando” o una segreteria unitaria, scenario in questo momento non probabile ma da non escludere del tutto.

Il primo punto di frizione riguarda la legge elettorale e le alleanze, con Orlando ed Emiliano favorevoli ad un sistema che favorisca le coalizioni. Una soluzione potrebbe essere il rilancio del Mattarellum, sogno che Renzi accarezza sempre, ma che implicherebbe rivedere il veto verso Bersani e D’Alema. Una soluzione che piace ad Emiliano ma su cui Orlando ha forti dubbi.

Oltre ad affrontare il nodo dei contenuti, l’Assemblea dovrà eleggere il proprio presidente, uno o due vicesegretari e la Commissione di Garanzia. Per prassi il presidente va alle minoranze, ma ad oggi si va verso la conferma di Matteo Orfini, che al congresso ha sostenuto Renzi. Un segnale quindi di chiusura verso Orlando e Emiliano: “per ora il ‘noi’ di cui ha parlato Renzi domenica, sembra un plurale maiestatis” ha ironizzato Andrea Martella, coordinatore della mozione Orlando.

Alle minoranze si dovrebbero assegnare due vice-presidenti e la presidenza della Commissione di Garanzia, mentre per i vicesegretari si va verso la nomina di Maurizio Martina e la conferma di Lorenzo Guerini. Le due minoranze dovrebbero mettersi d’accordo per la presidenza della Commissione di Garanzia, ma al momento stanno litigando per due posti nella Direzione, anche essa eletta dall’Assemblea.

Orlando sostiene che ad Emiliano spettano non 16 ma 14 membri dei 120 dell’organismo, querelle che non aiuta. Emiliano intanto domani pomeriggio riunirà i suoi per battezzare la sua corrente, Fronte Democratico, che sarà una Associazione con tesseramento, un po’ come “Red”, l’associazione che D’Alema fondò dopo l’elezione di Veltroni alla segreteria.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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