Sfruttati migranti nei centri di accoglienza, arresti dei Carabinieri

Caporalato, migranti raccolgono pomodori in azienda agricola.
Caporalato, migranti raccolgono pomodori in azienda agricola.

COSENZA. – Apre uno squarcio inquietante sui metodi di gestione dei Centri di accoglienza straordinaria per migranti e sull’enorme “business” che ruota attorno a queste strutture l’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza che ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari nei confronti di altrettante persone coinvolte nell’indagine. Il dato significativo è che per la prima volta vengono contestati, insieme all’abuso d’ufficio ed alla tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, l’ intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, reati contenuti nel disegno di legge per il contrasto al caporalato recentemente approvato dal Parlamento.

Un aspetto che é stato sottolineato dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti. “Grazie al prezioso lavoro svolto dalla Procura della Repubblica di Cosenza, diretta dal dott. Mario Spagnuolo, e dall’Arma dei carabinieri – ha detto il titolare del Viminale – è stata individuata e bloccata un’organizzazione che sfruttava i migranti ospitati in due centri di accoglienza per impiegarli in lavori in nero come braccianti e pastori in diverse aziende agricole del luogo. E per la prima volta, in particolare, è stato contestato ai responsabili il nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.

Minniti ha anche annunciato che “nei prossimi giorni partirà un piano di ispezioni in tutte le strutture di accoglienza dei migranti, che prevede un programma di 2.130 controlli nei centri, compresi quelli attivati in via d’urgenza. E’ nostro interesse garantire la massima trasparenza nella gestione dei centri per i migranti”.

Dall’inchiesta della Procura di Cosenza é emerso un quadro di pesanti illegalità nella gestione dei due Centri di accoglienza per migranti che hanno sede a Camigliatello Silano. I carabinieri della locale caserma, il cui operato é stato elogiato dal Procuratore Mario Spagnuolo, hanno scoperto che una trentina di rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati ogni mattina dai due Centri e portati a lavorare in campi di patate e fragole dell’altopiano della Sila cosentina o impiegati come pastori per badare agli animali da pascolo.

Uno sfruttamento in piena regola considerato che i migranti, che lavoravano per oltre dieci ore, ricevevano un compenso che variava tra i 15 ed i 20 euro al giorno. La situazione di sfruttamento é andata avanti fino a quando la Prefettura di Cosenza, dopo avere effettuato tre sopralluoghi nei Centri di accoglienza, a partire dal mese di ottobre del 2016 fino ai primi giorni dello scorso gennaio, si é resa conto delle irregolarità che venivano commesse ed ha bloccato i contributi ai titolari dei due centri.

I responsabili del Centro sono anche accusati della manipolazione dei fogli presenza dei rifugiati, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza. A fare scattare l’indagine sfociata negli arresti é stata la testimonianza di uno dei migranti che venivano impiegati nei lavori agricoli, che ad un certo punto ha deciso di ribellarsi ai suoi sfruttatori.

L’inchiesta della Procura di Cosenza é stata commentata anche dal Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, secondo il quale ”gli arresti dimostrano che lo Stato c’è. Combattiamo ogni giorno la piaga del caporalato. Grazie alla nuova legge abbiamo strumenti più forti per essere presenti in maniera ancora più capillare sui territori”.

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