Prove di dialogo Pd-M5s sulla legge elettorale. Giovedì il testo

Foto LaPresse.FOTO DI REPERTORIO.
Foto LaPresse.FOTO DI REPERTORIO.

ROMA. – Prove di dialogo, parte seconda. Dopo mesi di stallo, all’indomani della proclamazione di Matteo Renzi alla segreteria, si riapre il confronto tra Pd e M5s per fare la legge elettorale ed eliminare ogni ostacolo al ritorno alle urne. La novità è che per la prima volta giovedì in commissione sarà presentato un testo di legge, che sarà una prima sintesi e un punto di partenza del lavoro parlamentare.

Tra grillini e democrat c’è una convergenza sul comune interesse a dare il premio di maggioranza alla lista. Ma il Pd non si fida del M5s, tiene aperto il canale di dialogo con FI. E Silvio Berlusconi entra in partita: “Fare la legge conviene a tutti”. Domenica Renzi ha inviato un messaggio al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Sono gli altri partiti a dover fare una proposta”.

Il capo dello Stato, che è a Buenos Aires per una visita istituzionale, non interviene sul tema: questa, spiegano fonti del Quirinale, è la fase della discussione in Parlamento tra i partiti, non c’è alcuna azione diretta di Mattarella sul tema della legge elettorale.

E così in Parlamento è Luigi Di Maio a riaprire le danze. “Vogliamo scrivere la riforma con il Pd. Partiamo dalla legge elettorale partorita dalla Corte Costituzionale alla Camera, il Legalicum. Noi non siamo rigidi”, assicura. I Cinque stelle propongono una sintesi tra la legge attuale, proporzionale con premio a chi superi il 40%, e la proposta del renziano Fragomeli, l’Italicum 2.0, con ballottaggio eventuale.

M5s propone anche di eliminare i capilista bloccati (c’è l’ok di Renzi) e abbassare la soglia per il premio al 35%. E il Pd va a vedere le carte: “Se fanno sul serio, si può costruire in tempi rapidi un’intesa. Ma solo se l’impostazione maggioritaria”, dice Matteo Richetti. Del M5s però il Pd non si fida fino in fondo. Anche perché mentre Di Maio apre, Alessandro Di Battista attacca: “Renzi è un buffone, alla fine farà un proporzionale puro per l’inciucio con Berlusconi”.

I Cinque stelle aprono, secondo un dirigente Dem, proprio perché temono un accordo dei Dem con FI su un sistema che potrebbe penalizzarli. E poi ad aumentare le difficoltà di un’intesa c’è anche il fatto che i voti di Pd e M5s al Senato da soli non bastano. Dunque, dovrebbe trovarsi un compromesso che vada bene almeno ai piccoli partiti della minoranza Ap e Mdp, magari con soglie di sbarramento basse (ora al Senato è l’8%).

La legge elettorale “si deve fare”, dice intanto Berlusconi. E aggiunge: “Spero con il concorso di tutte le forze politiche”. Un segnale, sostengono i renziani, che FI teme di esser tagliata fuori da un accordo Pd-M5s. Il Cavaliere, che tra mercoledì e giovedì a Roma incontrerà i parlamentari azzurri che seguono il dossier, continua però a frenare sui tempi della riforma, dal momento che punta al voto nel 2018, non prima.

Ma nonostante la linea del Cav, che punta al premio alla coalizione per riunire il centrodestra, i Dem sperano che si apra un dialogo. Da domani entreranno nel vivo le trattative sul testo: il presidente della commissione, Andrea Mazziotti, vedrà Pd e gli altri gruppi. Quale “forno” sceglieranno i Dem è ancora presto per dire, ma giovedì si inizierà a capire. “Ci sarà il testo del relatore – dice Ettore Rosato – e ce ne faremo carico”.

(di Serenella Mattera/ANSA)