Papa: “A Fatima chiederò a Maria di accompagnare le sorti dell’umanità”

CITTA’ DEL VATICANO. – Andrò pellegrino a Fatima “per affidare alla Madonna le sorti temporali ed eterne dell’umanità e supplicare sulle sue vie le benedizioni del Cielo. Chiedo a tutti di unirsi a me, quali pellegrini della speranza e della pace: le vostre mani in preghiera continuino a sostenere le mie”.

Così il Papa nell’udienza generale prima del viaggio a Fatima, udienza interamente dedicata alla Madonna come fonte di speranza per donne e uomini, e presente nella storia dell’umanità. Nella catechesi papa Bergoglio oltre a incursioni nella psicologia e nella vita della Vergine, – non si deprime quando nulla va per il verso giusto, riappare nel momento cruciale, quando tutti sono fuggiti, c’è sempre, “sta” sotto la croce anche quando il male sembra aver eclissato Dio – ha fatto riferimento alla mamma di Gesù anche salutando gli argentini che celebrano la madonna del santuario di Lujan: “in questi giorni – ha detto loro – avete celebrato la patrona, la Madonna di Lujan, il mio cuore in questi giorni sta a Lujan”.

Il messaggio di Fatima, affidato dalla Madonna a tre pastorelli analfabeti nel 1917, con la guerra mondiale che volgeva al termine e la rivoluzione russa che mirava anche a generalizzare l’ateismo, è da sempre messaggio di pace. Come tale lo hanno inteso i papi che vi si sono recati: Paolo VI nel 1967 per il cinquantenario delle apparizioni, Giovanni Paolo II nell’82, nel ’91 e nel Duemila, e Benedetto XVI nel 2010.

A Fatima Paolo VI nel discorso al Corpo diplomatico portoghese, parlò esplicitamente dei rischi del riarmo mondiale, con toni non così lontani dalla critica bergogliana ai venditori di armi, e che tanto colpiscono di fronte alla diatriba “Trump-Corea del Nord cui assistiamo in questi giorni.

Dei quattro papi a Fatima, inoltre, Paolo VI fu quello che ebbe l’accoglienza pubblica meno calda: il capo di Stato Antonio Salazar, che Montini considerava un dittatore, come in effetti quegli era, aveva censurato per “ragion di Stato” l’enciclica montiniana Populorum progressio, e guardava con diffidenza al suo autore. Per questo papa Montini aveva inizialmente pensato di non accettare l’invito dei vescovi a celebrare con loro i cinquanta anni delle apparizioni mariane, e quando poi si era convinto, aveva dato alla sua visita una connotazione strettamente religiosa, e di basso profilo.

I viaggi di Giovanni Paolo II a Fatima sono tutti collegati allo stretto legame che il papa polacco aveva visto tra l’essere scampato ai colpi di Alì Agca il 13 maggio 1981 e l’intercessione della Madonna di Fatima. E’ noto che ancora convalescente dall’attentato, papa Wojtyla volle riesaminare il fascicolo sul “terzo segreto” di Fatima custodito dai papi.

Già nel viaggio in Portogallo di un anno dopo parlò del legame misterioso tra la Vergine di Fatima e la sua vita. Donò poi, nel 1984, la pallottola che gli era stata estratta dall’addome e la fece incastonare nella corona della statua della Madonna di Fatima. E nel 2000 non solo beatificò nel santuario Giacinta e Francisco Marto, i due piccoli veggenti, ma annunciò che avrebbe rivelato per intero il contenuto del “terzo segreto”.

Cosa che fece poco dopo, riconoscendo nel vescovo vestito di bianco che cadeva a terra ucciso visto dai piccoli veggenti, la visione mistica dell’attentato al quale egli era invece sopravvissuto. Benedetto XVI, da Fatima, il 13 maggio 2010 parlò del santuario portoghese come della “casa che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni” e affermò che “sbaglierebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima fosse conclusa”.

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