Ue: Italia ultima per crescita, pesano politica e banche

Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio.

BRUXELLES. – L’Europa va avanti, l’Italia resta indietro. Ancora una volta, nelle previsioni economiche della Commissione Ue, è l’unico Paese colorato di scuro sulla mappa, perché è il solo con una crescita sotto l’1%. “Persistono le fragilità strutturali che conosciamo”, spiega il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. E pesano anche fonti di “rischi al ribasso” come “la situazione politica e il lento aggiustamento del settore bancario”.

Il fronte dei conti pubblici, invece, sembra per ora libero da ostacoli. Sebbene il giudizio definitivo arriverà la prossima settimana, già ora c’è il plauso alla manovra-bis, che ha fatto calare il deficit, e il riconoscimento delle ragioni italiane sulla flessibilità per investimenti. “Apprezziamo lo sforzo fatto dall’Italia”, sottolinea lo stesso Moscovici, secondo il quale ora bisogna guardare “al giusto aggiustamento per il 2018, è un work in progress”.

Mentre l’Eurozona può contare su una “crescita salda” che continuerà ad un “ritmo stabile”, con un pil rivisto al rialzo all’1,7% per il 2017 e invariato all’1,8% per il 2018, l’Italia deve accontentarsi di una “ripresa modesta”. +0,9% quest’anno, 1,1% il prossimo, trainati da domanda interna, export, ripresa degli investimenti e politica accomodante della Bce. Fattori evidentemente insufficienti a far ripartire in modo convinto la quarta economia europea.

Anche la disoccupazione cala solo “marginalmente” (11,5% nel 2017 e 11,3% nel 2018), mentre nella zona euro segnerà nel 2018 il record più basso dal 2009 (8,9%). Le buone notizie arrivano invece sul fronte del risanamento, perché la ‘manovrina’ ha funzionato.

“La Commissione ha incluso quasi completamente l’impatto delle misure fiscali che abbiamo valutato in 0,19 del Pil, e si felicita che la maggior parte riguardino la lotta all’evasione fiscale”, ha detto Moscovici. Il deficit quindi scende a 2,2% quest’anno e a 2,3% nel prossimo. Peggiorano “leggermente” il deficit strutturale e il debito che salirà al 133,1%, anche a causa “delle risorse aggiuntive stanziate per il sostegno pubblico al settore bancario e agli investitori retail”.

Il commissario spiega che è presto per dire se il rischio di una procedura per debito eccessivo sia davvero scongiurato. Bisogna aspettare le raccomandazioni di mercoledì prossimo. Ma da qualche indizio lascia intendere che non sono in arrivo brutte sorprese. Ad esempio, quando parla del calo degli investimenti, problema rilevato dai tecnici Ue nelle scorse settimane, accoglie le spiegazioni date dal Governo, salvando quindi la flessibilità ad essi collegata.

Il problema del debito elevato però non scompare, e si ripresenterà in autunno, quando l’Italia sarà chiamata a fare uno sforzo strutturale di almeno 0,6%, che fa crescere la manovra 2018 di circa dieci miliardi. A meno che le regole non cambino, grazie alla ‘nuova’ Francia di Macron, il cui deficit è salito al 3%. Per riportarlo sotto la soglia, e chiudere quest’anno la procedura per deficit eccessivo come previsto, anche Macron dovrà negoziare con Bruxelles.

“Non stiamo mettendo sotto pressione la Francia, ma lavoriamo insieme perché gli impegni presi siano rispettati”, ha detto Moscovici, tranquillizzando i francesi preoccupati da una manovra correttiva estiva. L’attuale ministro, Michel Sapin, ha avviato una battaglia assieme al collega Pier Carlo Padoan e ai colleghi spagnolo e portoghese per rivedere i criteri di valutazione dei bilanci.

Se il neo presidente e il nuovo ministro confermeranno la battaglia, si potrebbe andare verso nuove modifiche interpretative alle regole del Patto di stabilità che favoriranno l’Italia tenendo conto, ad esempio, dell’inflazione e della crescita nominale ancora basse e degli effetti della crisi sull’occupazione.

(di Chiara De Felice/ANSA)