I 68 paesi della Via della Seta contro il protezionismo

Il presidente cinese Xi Jinping (C) parla all'apertura del Belt and Road Forum in Beijing
Il presidente cinese Xi Jinping (C) parla all'apertura del Belt and Road Forum in Beijing, EPA/JASON LEE / POOL
Il presidente cinese Xi Jinping (C) parla all’apertura del Belt and Road Forum in Beijing, EPA/JASON LEE / POOL

PECHINO. – C’è una parte del mondo, che passa per oltre 65 paesi dall’Asia all’Europa, pronta a scendere in campo contro il protezionismo. Contrastando quei venti che soffiano dall’America, anche dopo il fallimento del Ttpi. Il segnale “controcorrente e importante”, ha spiegato il premier Paolo Gentiloni, arriva dal Forum di Pechino ‘One Belt, One Road’, il summit voluto dal presidente cinese Xi Jingpin per lanciare la Via della Seta del terzo millennio: una rete comune di infrastrutture, relazioni internazionali ed economiche che dall’Asia arriva in Europa, puntando nel futuro all’Africa.

Un piano ambizioso, sul quale Pechino è pronta a mettere cifre multimiliardarie, che l’Europa deve prendere come “una sfida”. In positivo, ha spiegato il premier, sottolineando che, nonostante sia “tutto da verificare”, il Vecchio continente farebbe “un errore se si tirasse fuori”. L’Italia, ha ribadito Gentiloni, è molto interessata e lo dimostra con l’aver inviato in Cina il “governo al massimo livello”. E vede grandi opportunità nel progetto, a cominciare da quelle per i suoi porti.

Ma al di là delle ricadute “importanti” per il sistema paese, il superamento dell’idea delle “barriere e dei confini nazionali” per un approccio “multilaterale” è un segnale forte. Anche se con tutte le “cautele del caso”, prosegue il premier, a cui piace l’idea una “connettività” tra un’Asia che corre ed un’Europa prima per reddito, guardando in futuro all’Africa.

Nonostante il progetto ‘One belt, one road’ sia tutto da provare sul campo, a Pechino sono stati 68 i paesi che hanno messo la firma sulle conclusioni del Forum (che, ha annunciato Xi, tornerà a riunirsi tra due anni). E lo hanno fatto affermando, tra i punti chiave, “il comune impegno per la costruzione di un’economia aperta, assicurando il commercio libero e inclusivo e opponendosi a qualsiasi protezionismo”.

Con un impegno alla crescita, agli investimenti, all’inclusività e alla lotta alle diseguaglianze, sociali ma anche di genere. Mettendo nero su bianco, in un Forum guidato e promosso da una paese come la Cina, anche il nodo dei diritti umani ed il rispetto degli impegni sul clima.

A Pechino tra i leader del G7 c’era solo Gentiloni (molti paesi occidentali hanno inviato rappresentanti) e al premier Xi ha riservato grandi attenzioni, anche scherzando sul fatto che ‘anche gli spaghetti sono frutto di un’interazione Italia-Cina’. Domani i due si vedranno in un faccia a faccia, cui seguirà un bilaterale anche con il premier Li Keqiang: sarà il momento per fare il punto sulle relazioni con il Dragone e la sua mole di investimenti. E sottoscrivere il terzo Piano d’azione comune per il 2017-2022.

(dell’inviata Marina Perna/ANSA)