Non conviene ammalarsi di cancro alla prostata in Venezuela

CARACAS – L’ironia del titolo non è di troppo, in Venezuela è meglio non ammalarsi oggigiorno. Ora la sofferenza tocca anche ai malati di cancro alla prostata. Il consiglio di Amministrazione della Svu ha denunciato pubblicamente la grave situazione che attraversa il sistema salute nel settore urologico. I medici Leon, Marruffo e Luigi, membri del CdA avvertono che la scarsità di medicine, reagenti ed apparecchiature mediche per la diagnosi e cura del cancro alla prostata negli ospedali pubblici e privati è allarmante. Non si trova l’antigene prostatico, essenziale per la diagnosi della malattia e non si possono fare né gammagrafie né tomografie con contrasto, studi indispensabili per i pazienti di cancro. Si trovano invece, cure basate su principi di fitoterapia, di dubbiosa efficacia medica.
La crisi non ha neppure risparmiato i medici. Sembra che il numero degli emigrati nella specialità dell’urologia arrivi addirittura al 15% dei membri della Svu.

Il CdA della Società Venezuelana di Urologia chiede al governo venezuelano di prendere misure urgenti per ottenere farmaci e apparecchiature mediche. Inoltre, suggerisce di controllare approfonditamente la qualità di ciò che si importa per evitare farmaci di dubbiosa qualità che, purtroppo, sembra siano in circolazione. Non meno importante è il fatto che bisogna migliorare le condizioni di lavoro degli operatori della salute. Insomma, è sempre in vigore la richiesta di un corridoio umanitario anche se non trova accoglienza da parte del governo.

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