Venezuela, altri morti durante le proteste

(Foto cortesia "El Nacional")

CARACAS – Ancora morte e dolore. Morte e dolore innecessarie, assurde, inspiegabili. Nello Stato Tachira la repressione è sempre più violenta e non fa sconti. Alle forze dell’Ordine pare che poco importi se chi manifesta è un adolescente di appena 17 anni o un anziano. E così si spara con incredibile facilità e imperdonabile crudeltà. Luis Alvarez, di appena 17 anni, è stato assassinato a Palmira, piccola località del Comune Guàsimo. A Capacho, invece, Diego Hernàndez, di 33 anni, è deceduto poco dopo essere stato ferito. Ambedue sono stati vittime di armi da fuoco che le forze dell’Ordine, nel reprimere le manifestazioni, non dovrebbero portare con sé.
I decessi, denunciati da Patricia Ceballo, moglie del sindaco arrestato per la sua militanza politica, e il deputato Juan Requenses, sono stati confermati dall’Ombudsman, Tarek William Saab, con un semplice tweet.
“Ci siamo comunicati con il Governatore e altre autorità per esigere una indagine esaustiva di questo terribile fatto”, ha anche scritto il “Defensor del Pueblo”.
Sempre nello Stato Tachira, altri due giovani sarebbero stati feriti da armi da fuoco sparate dalle forze dell’Ordine. Uno di questi, Wilmer Arèvalo, di 22 anni, è dirigente giovanile dello storico partito Acción Democrática.
Da settimane, oramai, negli Stati andini le proteste hanno assunto caratteristiche di vera rivolta popolare alimentata dall’irresponsabile e indiscriminata violenza con cui si reprimono le espressioni di malessere popolare.

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