Il Papa a Macron: “Non dimenticare i precari ed gli esclusi”

Emmanuel Macron (L) celebra con la moglie Brigitte Trogneux (R-2) dopo i risultati del primo turno.. EPA/YOAN VALAT

CITTA’ DEL VATICANO. – Il Papa rivolge i suoi “auguri più cordiali” al nuovo presidente francese Emmanuel Macron, che richiama, nell’esercizio delle sue “alte funzioni al servizio dei compatrioti”, a non dimenticare mai “le persone in situazione di precarietà e di esclusione”. “Prego Dio di sostenerla – scrive Francesco in un telegramma in occasione dell’insediamento del neo-eletto Macron all’Eliseo – perché il suo Paese, nella fedeltà alla ricca diversità delle sue tradizioni morali e del suo patrimonio spirituale, segnato anche dalla tradizione cristiana, si preoccupi sempre di costruire una società più giusta e fraterna”.

Bergoglio auspica che, con il nuovo capo di Stato, la Francia, “nel rispetto delle differenze e l’attenzione alle persone in situazione di precarietà ed esclusione, possa contribuire alla cooperazione e alla solidarietà tra le nazioni”. Il Paese – è il suo augurio – “continui a favorire, in seno all’Europa e nel mondo, la ricerca della pace e del bene comune, il rispetto della vita e la difesa della dignità di ogni persona e di tutti i popoli”. Infine, il Papa chiede “con tutto il cuore” a Dio la benedizione sulla persona del presidente e su tutti gli abitanti della Francia.

Un esordio nel segno dell’estrema cordialità, ma non senza richiami a precisi contenuti, quello dei rapporti tra il Papa e il presidente di Francia, nazione che fin dalla conversione di Clodoveo I gode del titolo di “figlia prediletta della Chiesa”.

Proprio come erede dei re di Francia, tra l’altro, l’inquilino dell’Eliseo vanta speciali titoli ecclesiastici, come quello di protocanonico d’onore della basilica di San Giovanni in Laterano, “madre di tutte le chiese”: un titolo, risalente al re Enrico IV che, ad esempio, Nicolas Sarkozy venne ad assumere direttamente in Laterano, lo stesso giorno in cui andò in udienza da Benedetto XVI, mentre il successore François Hollande, socialista e profondamente intriso di ‘laicité’, di fatto non ha mai accolto, anche se il capitolo della basilica lateranense lo aveva invitato a venire a prenderne possesso con una lettera inviatagli due giorni dopo l’elezione nel 2012.

Proprio con Hollande, del resto, la Santa Sede ha vissuto il “conflitto” – così lo ha definito papa Francesco durante il volo di ritorno dall’Egitto – relativo alla nomina, respinta dal Vaticano, di Laurent Stefanini, dichiaratamente gay, come ambasciatore presso la Santa Sede: un ‘gelo’ diplomatico risoltosi solo nel giugno 2016, dopo un anno e mezzo di assenza di un ambasciatore, con la rinuncia a Stefanini e la nomina di Philippe Zeller alla prestigiosa sede di Villa Bonaparte.

Sempre di ritorno dall’Egitto, papa Bergoglio ha detto di “non capire la politica interna francese”, ma si sa quanto lui tenga all’idea di operare per una Europa unita: ed è proprio a questo lavoro che, oltre al contributo alla pace globale e alla difesa dei più deboli contro gli eccessi della globalizzazione e del liberismo finanziario, richiama ora Emmanuel Macron.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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