Omofobia, raddoppiano i casi. Mattarella: “Inaccettabile”

ROMA. – Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Da allora sono passati 27 anni, molti passi avanti compiuti, alcuni dei quali da considerarsi vere e proprie conquiste. Ma ancora troppa è la strada che si deve percorrere per combattere e battere l’omofobia.

E’ con questa convinzione che l’Italia celebra la giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e transfobia, facendo proprie le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha denunciato le “violazioni inaccettabili” della dignità umana e la compressione della libertà e degli affetti della persona che derivano da “qualunque forma di persecuzione in base all’orientamento sessuale”.

“Gli atti di intolleranza – ammonisce il capo dello Stato – si esprimono in violenze verbali o derisioni, altre volte danno luogo a minacce, fino a giungere, talora, ad aggressioni fisiche”. Lo sa bene l’Arcigay che nel presentare il report annuale denuncia che negli ultimi dodici mesi sono quasi raddoppiate le storie di omotransfobia censite.

Ma l’allarme scatta anche per “l’abbassamento significativo dell’età dei carnefici e un dilagare del fenomeno delle baby gang, spesso protagoniste di fatti violentissimi”. Arcigay cita 15 casi nel capitolo dedicato alla Scuola. “Il contrasto dell’omofobia e della transfobia deve partire dalla scuola”, è anche la convinzione della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: “È a scuola che si educa al rispetto dell’altra e dell’altro. A scuola dobbiamo creare, attraverso le nuove generazioni, una società di pari opportunità, di uguali diritti, di rispetto e di libertà”.

E’ però necessario “che si faccia la legge una volta per tutte su misure di contrasto all’omotransfobia, assieme alle misure di prevenzione a partire dall’insegnamento e dall’educazione famigliare e scolastica”, incalza Franco Grillini, presidente di Gaynet, ricordando che l’omosessualità è ancora illegale in oltre 17 paesi e che in 7 è prevista la pena di morte.

In attesa della legge, o che – come sperano in tanti – non ci sia più bisogno di una legge, il Governo con la sottosegretaria Maria Elena Boschi mette sul piatto interventi per 1,5 milioni in due anni, “per includere attivamente i soggetti a rischio di discriminazione nel mondo del lavoro”.

(di Paolo Dallorso/ANSA)