Card. Bagnasco: “I populismi sono il nemico delle nazioni”

CITTA’ DEL VATICANO. – “I populismi sono il nemico delle nazioni: un conto è la nazione, un conto il nazionalismo e il populismo. La nazione è un valore fondamentale, è la storia di un popolo, la sua visione umana. I populismi dividono, negano, pensano solo a se stessi, non al bene del popolo”.

Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei e del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa), usa parole severe su un fenomeno in crescita in Europa e non solo. Ma con un’avvertenza. “Però includono un’istanza – aggiunge – che il mondo ampio della cultura, della società, della politica, deve prendere in considerazione, non snobbare”.

Per il card. Bagnasco, che sul tema risponde a una domanda durante la conferenza stampa sui lavori a Roma della Presidenza Ccee – che ha incontrato il Papa – “invece a volte c’è questo atteggiamento di non considerazione verso quella che è una realtà autoreferenziale, che illude la gente, tramite l’idea di avere soluzioni immediate ai problemi, che è la bolla di una grande illusione”.

Il presidente dei vescovi italiani ed europei sottolinea che “è da considerare seriamente il malumore della gente, che a volte assume il colore della rabbia, del risentimento”, mentre questo a volte non viene fatto. “E mentre il populismo cavalca questa rabbia – ha osservato -, la politica, la società e la cultura devono affrontare seriamente, senza supplenza aristocratica, quello che è un messaggio nascosto”.

Anche nella prolusione al Consiglio Cei di marzo, il suo ultimo prima dell’assemblea generale della prossima settimana che voterà la terna da sottoporre al Papa per la scelta del suo successore, Bagnasco aveva definito il populismo “ingannevole e pericoloso”, interpretando l’allarme dei vescovi sull’avanzare di tali movimenti, che minano anche il processo di unità del continente.

“La Chiesa in Europa – spiega nella conferenza stampa insieme ai due vice presidenti del Ccee, il cardinale di Westminster Vincent Nichols e l’arcivescovo di Poznan, Stanislaw Gadecki – crede fortissimamente al continente europeo, lo ama, con la sua ricchissima storia, di cultura, di popoli che vogliono mettersi insieme”. Questa “fisionomia unitaria”, per Bagnasco, risiede “nella fede cristiana come punto di sintesi”.

“Guardiamo al processo dell’unione con l’interesse di pastori preoccupato per il bene dei popoli – spiega -. In questo senso dobbiamo essere ‘lievito’, senza presunzione né arroganza, ma sulla base della verità fondamentale di un umanesimo che proprio nel continente europeo ha la sua culla”.

Lo stesso Nichols si dice “molto contento” di essere vice presidente dei vescovi europei scelto dai confratelli “anche perché inglese”, nel “momento difficile” della Brexit: “noi cerchiamo di lasciare l’Unione ma non l’Europa”, ha sottolineato. E anche per Gadecki la missione è “risvegliare l’anima dell’Europa”, a dispetto dell’attuale processo di secolarizzazione, che per Bagnasco è la “premessa di un neo-paganesimo” e di una “cultura di morte”.

Sull’accoglienza agli immigrati i tre presuli si mostrano in sintonia. “Le differenze in Europa non sono a livello di Chiese ma di Stati – rimarca Bagnasco -. I muri non sono delle Chiese, ma degli Stati. Le Chiese fanno riferimento al Vangelo, alla dottrina cattolica e al magistero del Papa, che è noto a tutti. Anche oggi col Pontefice abbiamo parlato di accoglienza e integrazione: questo è l’orientamento dell’episcopato e della Chiesa cattolica. Queste parole vanno poi tradotte nelle realtà dei singoli Paesi”.

A tale proposito, il segretario generale del Ccee, mons. Duarte da Cunha, ha annunciato per il prossimo 22 settembre un incontro di tutti i direttori nazionali della pastorale dei migranti con papa Francesco.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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