Renzi spinge la legge elettorale. Su Consip: “Solo show mediatico”

ROMA. – Andare avanti, spingere per portare in porto il Rosatellum entro luglio per evitare il corto circuito con la manovra di ottobre. E’ la linea che Matteo Renzi ha dato ai suoi alla Camera dopo l’alzata di scudi di M5S, Fi e Mdp per far slittare la riforma in aula a giugno così da non avere i tempi contingentati. L’obiettivo non è, però, lo show down della legislatura con una riforma pronta all’uso, chiarisce il leader dem che, attraverso questa proposta, vuole creare un modello di coalizione soft, attraverso i collegi uninominali, per coinvolgere Pisapia.

Ma il niet di Pier Luigi Bersani non fa che confermare i renziani nel fatto che l’unico motore degli ex compagni “è l’odio verso Matteo”. Anche se fuori dal Palazzo, l’ex premier, si tiene in continuo contatto sulla battaglia che si sta consumando alla Camera sulla legge elettorale.

Ed invece ha deciso di mettere la faccia sul caso Consip, mettendo pressione perchè sull’inchiesta che coinvolge sia il padre sia il ministro Luca Lotti sia fatta chiarezza quanto prima. “Adesso che si è consumato questo magnifico show mediatico, diversivo per vendere qualche copia in più di un libro – attacca – non permetteremo che su questa indagine cali il sipario o il silenzio. Andremo fino in fondo”.

Nonostante il maldipancia del Guardasigilli Andrea Orlando, che domani dice che porrà il tema al premier Paolo Gentiloni, Renzi è dell’avviso che non bisogna mettere la fiducia sul ddl penale che arriverà la prossima settimana in Aula con la delega sulle intercettazioni. Nessun bavaglio, chiarisce il segretario Pd, “ma chi ha sbagliato deve pagare”.

Ma la reazione al caso Consip – per la sinistra la reazione dell’ex premier “è simile a quella di Berlusconi” – è solo uno dei temi che indica la voragine che separa il Pd e gli ex di Mdp. Il Rosatellum, sono convinti al Nazareno, era la legge elettorale giusta per cercare di favorire le coalizioni e un riavvicinamento del centrosinistra. Una cauta apertura al sistema è infatti arrivata sia da Romano Prodi sia da Giuliano Pisapia.

Ma Bersani sente puzza di bruciato ed è convinto che la riforma copra solo un cartello elettorale e non una coalizione programmatica visto che ogni partito correrebbe per sè. Coalizione che Bersani e D’Alema puntano a costruire da domani quando a Milano riuniranno insieme la presidente della Camera Laura Boldrini e Giuliano Pisapia e tutti i potenziali partecipanti del listone unico del centrosinistra.

Per il vertice del Pd, sono solo “pregiudizi” che derivano dall’ansia di vendetta contro l’ex premier. “Noi non abbiamo mai detto chi deve essere il leader di Mdp, – spiega il capogruppo Ettore Rosato – loro smettano di dire ‘mai con il Pd di Renzi e sarà più facile costruire un’alleanza”. Ma per Romano Prodi il compito del federatore spetta al segretario Pd. “Vediamo se Renzi – afferma il fondatore dell’Ulivo – sarà inclusivo o escludente. Penso sia naturale che Renzi sia il leader del centrosinistra, purchè sia inclusivo”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)