Sicilia: 129 comuni al voto, oltre 1,6 milioni di elettori

PALERMO. – Sul voto alle comunali in Sicilia pesano le ombre di Trapani, dove due dei cinque candidati sindaci hanno problemi con la giustizia e le loro candidature sono in bilico, ma anche le divisioni nel centro sinistra a cui fanno da contraltare le ricomposizioni nel centrodestra. Si vota per i sindaci e le amministrazioni locali ma s’intravede in questa tornata elettorale un test per le regionali del 5 novembre. E poi si attende una verifica sulla forza elettorale dei Cinque stelle.

Dunque è un voto dai molti significati quello che domenica 11 giugno (i ballottaggi sono fissati per il 25 giugno) esprimeranno gli elettori di 129 comuni con una popolazione complessiva di un milione e 663 mila abitanti. Due i capoluoghi interessati, Palermo e Trapani. Sedici i centri in cui si vota con il sistema proporzionale. Secondo la nuova legge elettorale, nei centri con oltre 15 mila abitanti scende al 40 per cento il quorum per l’elezione diretta. Previsto anche l’effetto trascinamento: il voto alla lista si trasferisce immediatamente al candidato collegato ma non viceversa.

Palermo è il terreno dello scontro più cruento con otto candidati che adesso si sono ridotti a sei: Leoluca Orlando in corsa per la riconferma; Fabrizio Ferrandelli attorno al quale il centro destra ha ritrovato l’unità e anche l’appoggio dell’ex governatore Totò Cuffaro; Ugo Forello del M5S; Ismaele La Vardera sostenuto da Fratelli d’Italia e dalla Lega di Salvini; Nadia Spallitta appoggiata da Verdi e associazioni della società civile; Ciro Lomonte del movimento “Siciliani liberi”. Francesco Messina del “Centro riformista” ha visto la sua lista esclusa per problemi legati alle firme mentre Marco Lo Bue ha ritirato la candidatura.

Il duello più duro è tra Orlando e Ferrandelli, ex deputato regionale Pd e poi leader del gruppo di “coraggiosi”. Forello è il terzo incomodo. Orlando e Ferrandelli hanno messo in capo sette liste ciascuno, gli altri ne hanno solo una. A Palermo non compare il simbolo del Pd che non è presente in molti centri: è il segno di una divisione che ha portato pezzi dei dem a schierarsi al fianco di candidati diversi. E’ accaduto a Lampedusa (dove l’uscente Giusy Nicolini dovrà vedersela con altri tre concorrenti tra cui il dem Salvatore Martello, Sciacca, Termini Imerese, Pozzallo, Misterbianco.

E poi c’è il caos di Trapani. Il centro destra era diviso tra l’ex sottosegretario e deputato di Forza Italia Antonio D’Alì e il deputato regionale ex Forza Italia Girolamo Fazio. Sono stati travolti da una bufera giudiziaria: per D’Alì la Dda palermitana ha chiesto l’obbligo di soggiorno mentre Fazio, sostenuto anche da gruppi imprenditoriali tra cui quello che gestisce il Trapani calcio appena retrocesso in Lega Pro, è stato arrestato. Ufficialmente non hanno rinunciato alla candidatura anche perchè in ballo ci sono centinaia di aspiranti consiglieri comunali. In corsa sicuramente restano Pietro Savona (Centrosinistra), Marcello Maltese (M5s) e Giuseppe Marascia.

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