Obolo di San Pietro sempre più social: le opere di carità

CITTA’ DEL VATICANO. – L’Obolo di San Pietro, l’offerta economica che i fedeli fanno direttamente al Papa, diventa sempre più social: dopo l’apertura dei profili Twitter e Instagram, l’Obolo arriva anche su Facebook, prima con una pagina in lingua italiana e successivamente con le versioni in spagnolo e inglese, la cui messa online è prevista per i mesi di settembre e ottobre.

“L’obiettivo – spiega la Segreteria di Stato – è creare uno spazio virtuale aperto a tutti per condividere e far conoscere le opere di carità sostenute da questa secolare iniziativa”. La scelta di utilizzare il social network più diffuso al mondo ha due obiettivi: “da un lato creare una comunità aperta a tutti dove l’utilizzo di Facebook è capillarmente diffuso a cominciare dall’Italia; dall’altro condividere e raccontare l’attività di questo secolare Ufficio di Solidarietà”.

L’Obolo di San Pietro, su Facebook, vuole favorire il dialogo con tutte le persone che hanno un intento comune, aiutare i più bisognosi e sostenere concretamente le opere di carità. Da secoli infatti l’Obolo è impegnato a sostenere piccoli e grandi progetti in tutto il mondo, come l’ampliamento dell’Istituto “Filippo Smaldone” per bambini poveri e audiolesi di Kigali in Rwanda; l’assegnazione di dieci borse di studio per aiutare i giovani sfollati universitari del Kurdistan irakeno o l’apertura di una nuova scuola primaria per i bambini dalit in India.

Di queste e di altre opere di carità, e delle iniziative che attendono l’Obolo – su cui è anche è possibile visitare il sito www.obolodisanpietro.va. – si parlerà con approfondimenti e notizie in continuo aggiornamento sulla pagina Fb “Obolo di San Pietro”, ricordando che, tradizionalmente, la Colletta ha luogo in tutto il mondo cattolico, a seconda delle diocesi, o il 29 giugno festa dei Santi Pietro e Paolo o la domenica più vicina.

Come nel caso del sito e dei profili già attivi sulle altre piattaforme social, anche questa iniziativa è nata per volontà della Santa Sede e come frutto di una stretta collaborazione fra la Segreteria di Stato, la Segreteria per la Comunicazione e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

L’Obolo di San Pietro è l’aiuto economico che i fedeli offrono direttamente al Pontefice, per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. Una somma anche considerevole, visto che gli ultimi dati forniti dal Vaticano parlavano di 78 milioni di dollari nel 2013, importo in crescita dopo l’elezione di Papa Francesco: nel 2011 l’Obolo era stato di 69,7 mln di dollari, nel 2012 di 65,9 milioni.

Storicamente, dopo che con lo stesso cristianesimo era nata la pratica di sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo e di prendersi cura dei più bisognosi, fu alla fine del secolo VIII che gli anglosassoni decisero di inviare in maniera stabile un contributo annuale al Papa, il “Denarius Sancti Petri” (Elemosina a San Pietro).

Pio IX riconobbe poi ufficialmente l’Obolo di San Pietro con l’Enciclica Saepe venerabilis del 5 agosto 1871. A partire dal 2016, la Santa Sede ha deciso di rendere l’Obolo di San Pietro più accessibile e di instaurare un dialogo con i fedeli di tutto il mondo sulla necessità e gli effetti della carità verso i più bisognosi. Per far ciò sono stati creati il sito e i canali social dedicati alla millenaria tradizione.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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