Ortega Díaz: “Costituente inopportuna”

CARACAS – Dopo giorni di attesa, anche la Procuratrice Generale della Repubblica, Luisa Ortega Díaz, ha preso posizione circa la convocazione del presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, a una Assemblea Costituente che ha definito Comunale. Stando ad una lettera a Elias Jaua, presidente della Commissione Presidenziale per la Costituente, fatta filtrare ad alcuni portali, Ortega Díaz sostiene che quella attuale è una delle Costituzioni più avanzate al mondo in materia di Diritti umani, democrazia e partecipazione popolare.
Nella lettera la Procuratrice afferma che cambiare la Costituzione invece di contribuire alla pace della nazione, potrebbe ottenere effetti contrari. E segnala che per risolvere la crisi senza precedenti che attraversa il Paese non è necessaria una trasformazione dello Stato come farebbe supporre una Costituente. Inoltre considera incostituzionale una Assemblea i cui membri non siano eletti in maniera diretta ma attraverso formule settoriali e cooperivistiche.
E mentre la decisione del capo dello Stato di convocare a una Assemblea Costituente con caratteristiche “Comunali” continua a creare polemiche, le Forze Armate fanno sapere non saranno più possibili cortei senza aver informato le autorità militari del loro percorso. Non più, quindi, l’effetto sorpresa che, in questi giorni, ha caratterizzato la strategia del Tavolo dell’Unità per evitare, senza peraltro riuscirci, la repressione, sempre più violenta, delle Forze dell’Ordine. Infatti, il Generale José Morantes Torres, dopo aver denunciato che uno degli obiettivi del corteo indetto dal Tavolo dell’Unità Democratica nel Tachira per sabato sarebbe l’attacco alla sede della “Region Estrategica de Defensa Integral” per rubare armi, è stato molto chiaro nel sottolineare che ogni manifestazione dovrà essere adeguatamente informata. Ha quindi annunciato che è stato stabilito un perimetro di 300 metri attorno alla sede del “Redi” che nessuna manifestazione potrà oltrepassare senza che sia interpretato come un gesto ostile perché violerebbe uno “spazio di sicurezza”.