Salvini e la linea nazionalista: “Decido io il premier”

Salvini, Io premier
Umberto Bossi e Matteo Salvini durante la manifestazione di solidarietà per gli indipendentisti arrestati a Verona, in una immagine del 06 aprile 2014.
ANSA/FILIPPO VENEZIA

MILANO. – Lo slogan ‘Prima gli italiani’ accompagna da mesi Matteo Salvini, tifoso dell”America first’ di Donald Trump, alla cui campagna non a caso si ispirano i cartelli che lo invocano come prossimo premier italiano. Ma da ieri quella “nazionale” è una linea politica talmente netta, per la Lega Nord, da far dire al segretario rieletto che, in caso di vittoria del centrodestra alle prossime Politiche, vuole essere proprio lui “a indicare” il nome del futuro capo del Governo.

“Si chiama Lega Nord, ma è una Lega senza confini geografici e culturali”, ha affermato Salvini a ‘Porta a Porta’, all’indomani del congresso di Parma, che ha preso atto dell’82,7% raccolto alle primarie contro Gianni Fava. “Sono sempre più convinto che non ha più senso – ha aggiunto – stare soltanto in alcune città d’Italia. Resto federalista, ma prima viene l’Italia”.

Dopo il congresso che ha rimesso nell’angolo la spinta nordista della vecchia guardia, Salvini vuole dettare la linea a quello che sarà (se sarà) il centrodestra del futuro, escludendo di firmare accordi con il M5S. Un’alleanza con Silvio Berlusconi “più che dalla legge elettorale dipende dai programmi, su lavoro, tasse e immigrazione”, ha detto il segretario Lega.

Certo, sarebbe meglio “il maggioritario” al posto di un proporzionale che spinga dopo il voto a un patto Berlusconi-Renzi: “Ma se la via per andare al voto è un’altra, fa niente – ha aggiunto Salvini -, la voto lo stesso”. Maroni aveva già preso atto che il gioco leghista è pienamente nelle mani del segretario, sdoganando anche una parola che dalle parti di via Bellerio era tabù: nazionalismo.

“Ieri – ha detto il governatore della Lombardia, predecessore di Salvini – si è svolto un congresso che ha definito la nuova linea, nazionalista, ‘prima gli italiani’. Ci sono stati dei malumori e un bel dibattito, ma le regola è che da ieri quella è la linea”. “Io, Zaia e tanti altri – ha proseguito Maroni – continueremo a tenere alta la bandiera del Nord, ovviamente, ma non contro la linea nazionalista uscita ieri, anzi”.

L’appuntamento ‘nordista’ sono ora i referendum consultivi per l’autonomia della Lombardia e del Veneto, il 22 ottobre. Maroni firmerà il decreto lunedì, ricorrenza della battaglia di Legnano. Anche Bossi guarda a quella scadenza, ma constata che la Lega di Salvini non è più la sua. Il Senatur promette che continuerà a essere (da dentro) la voce critica, finché ce ne saranno le condizioni.

“Questa è casa mia – ha detto il fondatore a ‘Repubblica’ -, l’ho costruita io, l’ho fatta io, ho dato la vita per un sogno. Ho il diritto di esprimere le mie idee, di fare valutazioni politiche, nel rispetto di tutti. Sono l’unico che dice quello che pensa, altri per convenienza preferiscono restare in silenzio e non parlano mai, non si espongono”.

(di Alessandro Franzi/ANSA)