Magistrato Mojica Monsalvo: “La Costituente non risolverà la crisi del Paese”

CARACAS – Cresce la dissidenza nelle file del “chavismo”. Lo scisma, questa volta, ha colpito l’Alta Corte, una istituzione che si era presentata agli occhi dei venezuelani, almeno fino ad ora, granitica, compatta. Il magistrato Antonio Mojica Monsalvo, a sorpresa, si è pronunciato contro l’Assemblea Costituente proposta dal presidente della Repubblica, Nicolás Maduro.
Il magistrato, contraddicendo il presidente Maduro, sostiene che il provvedimento non è la soluzione alla crisi che vive il Paese. Quindi richiama il capo dello Stato alla riflessione sottolineando che “la storia non perdonerà chi agisce senza prendere in considerazione gli interessi dei cittadini”. Non è tutto. Il Magistrato consiglia al presidente Maduro di raggiungere un accordo attraverso elezioni immediate.
Il Magistrato Antonio Mojica Monsalvo è il primo membro del TSJ a pronunciarsi contro la proposta del presidente della Repubblica. In precedenza, lo aveva fatto la Procuratrice Generale della Repubblica, Luisa Ortega Díaz. Questa aveva considerato innecessaria una Assemblea Costituente poichè, a suo giudizio, avrebbe reso ancor più drammatica la crisi.
E mentre il dissenso nelle file del “chavismo” comincia a esprimersi attraverso esponenti di spicco come i magistrati Luisa Ortega Díaz e Antonio Mojica Monsalvo, la Corte pone un importante tassello al mosaico che sta costruendo il presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, attorno alla Assemblea Costituente. Il Tribunale Supremo di Giustizia, nel rispondere ad alcuni questiti di carattere costituzionale, ha dichiarato indirettamente che l’elezione di secondo grado, come ad esempio quella proposta dal capo dello Stato per la sua “Costituente”, non viola il principio di suffragio univerale. Al contrario, secondo i magistrati dell’Alta Corte, l’elezione indiretta rappresenta una “nuova visione del concetto di sovranità, e il superamento storico dello Stato di diritto della democrazia rappresentativa”, che garantisce “il funzionamento efficace della democrazia sociale e partecipativa”. La decisione ha alimentato le perplessità di chi considera che si stia dando un passo indietro in materia di conquiste sociali, dato che il suffragio universale è giudicato la base fondamentale della democrazia; il principio secondo il quale tutti i cittadini senza restrizioni di alcun genere possono esercitare il diritto di voto e partecipare alle elezioni politiche, amministrative e ad altre consultazioni pubbliche, come i referendum.
Elìas Jaua, presidente della Commissione “ad hoc” creata dal capo dello Stato, va oltre aggiungendo al dibattito un altro inquietante elemento di polemica. Ovvero, la nuova Carta, a suo giudizio, potrebbe anche non essere proposta all’esame dei venezuelani. Sostiene, infatti, che “dato che la Costituzione non lo stabilisce espressamente, sará la futura Assemblea Costituente a decidere se il nuovo testo dovrá essere sottomesso al giudizio dei cittadini”.
Il capo dello Stato, durante una manifestazione a sostegno dell’Assemblea Costituente, ha reso noto che i venezuelani potranno eleggere 540 costituenti che formeranno l’Assemblea e che questi saranno scelti attraverso elezioni settoriali e corporativistiche.