Tajani: “Non è democratico un paese dove l’Opposizione è in carcere”

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani

CITTA’ DEL VATICANO – Che la crisi politica, istituzionale e sociale preoccupi il Vaticano è ormai cosa nota. E la diplomazia lo ha dimostrato nella difficile mediazione tra governo e Opposizione, mediazione che si è infranta contro il muro dell’incomprensione. Ma ancor più a cuore lo sta al Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, che non perde occasione per invitare a pregare affinchè la pace torni nel Paese in cui per anni è stato Nunzio Apostolico.
Ed infatti, un invito “a pregare per il Venezuela e per tutti i Paesi del mondo che sperimentano nella loro carne lacerazioni e conflitti” è stato rivolto dal cardinale Pietro Parolin ai missionari della Consolata, nel ricordo del suo servizio come nunzio apostolico a Caracas, quando ebbe modo di conoscere le attività svolte dalle religiose e dai religiosi dell’istituto.
Anche nell’ambito dell’Unione Europea, la crisi venezuelana preoccupa ed è oggi al centro dell’attenzione.
– Un paese dove l’opposizione è in carcere non è un paese democratico. Non ho paura di dirlo, come non hanno paura gli studenti venezuelani che manifestano – ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, intervenendo all’Assemblea Parlamentare Euro-America Latina in palazzo Vecchio a Firenze.
Le sue parole, che hanno provocato la reazione dei deputati “chavistas” di Caracas che si sono allontanati dal salone dei Cinquecento, sono state accompagnate dall’applauso degli altri parlamentari che si sono alzati in piedi gridando anche “assassini” all’indirizzo del governo di Maduro.
Le notizie degli incidenti e, purtroppo, delle morti di giovani manifestanti feriti da armi da fuoco, oramai, fanno il giro del mondo grazie alla rete e commuovono la comunità politica internazionale. Ultima vittima di una lunga lista è stato Freiber Pérez, 21 anni, “ferito da uno sparo durante una protesta” a Barinas, precisa un comunicato della Procura. Con questa morte sale a 6 il numero delle vittime della barbara repressione a Barinas e a 56 quelle a livello nazionale.