Trump sempre più braccato dallo spettro dell’impeachment

WASHINGTON. – Donald Trump sbarca a Roma sempre più braccato dallo spettro dell’impeachment. Mentre il presidente prosegue il suo primo viaggio all’estero, a Washington continuano a crescere ombre e sospetti sui suoi presunti tentativi di bloccare l’inchiesta dell’Fbi sul possibile coordinamento della sua campagna con i russi. L’ultimo scoop del Washington Post, se confermato, sarebbe devastante e aggraverebbe la posizione del tycoon, già nel mirino per aver licenziato il capo del Bureau James Comey dopo avergli chiesto di essere fedele e di lasciar cadere l’indagine sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn.

Secondo il quotidiano, Trump chiese invano lo scorso marzo ai capi di due agenzie di intelligence di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova di collusione per smontare l’inchiesta dell’Fbi: un altro presunto tentativo di ostacolare la giustizia. La richiesta fu rivolta a Daniel Coats, capo della National Intelligence (Dia), e all’ammiraglio Michael S. Rogers, direttore della National Security Agency (Nsa). Entrambi la respinsero, ritenendola inappropriata.

La conversazione con Rogers fu documentata in un memo interno, analogo a quello conservato da Comey dopo il colloquio con Trump. Coats invece ha riferito in una audizione davanti alla commissione intelligence della Camera di non avere documenti rilevanti a questo proposito e si è rifiutato di commentare le notizie di stampa, pur senza smentirle.

Più loquace davanti ai deputati l’ex capo della Cia John Brennan, che per la prima volta ha confermato pubblicamente le sue “preoccupazioni” per i frequenti contatti di alcuni collaboratori della campagna di Trump con i russi e i suoi timori che Mosca stesse tentando di ottenere la loro cooperazione. Brennan ha ammesso di non sapere se ci siano state collusioni ma ha sostenuto che ci sono elementi sufficienti per giustificare un’inchiesta.

L’ex capo della Cia si è detto inoltre convinto che la Russia e Wikileaks – fonte di tutte le fughe di notizie contro i democratici – abbiano cooperato tramite intermediari. Infine un colpo basso: Trump, ha accusato, potrebbe aver violato i protocolli dell’intelligence se fossero vere le notizie di stampa che ha condiviso informazioni classificate con i russi nello studio Ovale, senza usare i canali degli 007.

Per il tycoon piove sul bagnato. Flynn intende invocare il quinto emendamento per non consegnare i documenti personali chiesti dalla commissione intelligence del Senato nelle indagini sul Russia-gate, difendendosi così da una eventuale auto incriminazione. I Dem intanto lo hanno accusato di aver mentito sui soldi ricevuti in Russia: rischia la falsa testimonianza.

Quando tornerà a casa, Trump dovrà fare i conti anche con la sua proposta di bilancio da 4.100 miliardi che, tagliando sanità e welfare, ha suscitato le critiche pure di molti repubblicani.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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