Produttori di petrolio verso nuovi tagli, ma il prezzo frena

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Produttori petrolio verso nuovi tagli,ma prezzo frena

ROMA. – Il via libera ufficiale arriverà domani, ma i produttori di petrolio sembrano ormai concordi nell’estendere il taglio della produzione che scade alla fine di giugno. L’unica incognita è per quanto tempo, visto che un comitato interno sostiene l’opzione dei nove mesi, mentre non è escluso che si arrivi addirittura a dodici. Il prezzo, però, non spinge sull’acceleratore, forse perché il mercato ha già assorbito la riduzione, che pure non è stata ancora messa nero su bianco.

A indicare che il vertice Opec in programma domani a Vienna (nel pomeriggio si aprirà anche ai produttori non aderenti al cartello, Russia in testa) con tutta probabilità allungherà la durata del taglio è stato il comitato ministeriale congiunto di monitoraggio: l’organismo, composto da sei Paesi Opec e non Opec, ha raggiunto un accordo per raccomandare alla riunione l’estensione dei tagli alla produzione per altri nove mesi.

Il comitato “ha preso atto delle attuali condizioni del mercato, incluso il livello delle scorte globali, e ha concluso che è necessario estendere i tagli alla produzione. Ha anche preso atto del fatto che la durata dell’estensione dovrebbe essere più lunga del periodo previsto nella Dichiarazione (di novembre scorso, ndr), pari a sei mesi”.

Quindi, dopo aver considerato “diversi scenari”, ha deciso di “raccomandare che gli aggiustamenti alla produzione vengano estesi di nove mesi a partire dal primo luglio”. Al vertice di domani, in ogni caso, si discuterà anche “dell’opzione per altri tre mesi”, come ha annunciato il ministro dell’Energia russo Alexander Novak, che però preferisce limitarsi al marzo 2018.

A complicare le cose potrebbe essere però il Kazakhstan, terzo produttore mondiale non-Opec, che già ‘sfora’ il proprio tetto. Il ministro Kanat Bozumbayev ha fatto sapere che cercherà di rinegoziare il limite, prima di aderire all’estensione del taglio. L’Iran, invece, pur preferendo l’opzione dei nove mesi “non avrebbe problemi se l’estensione fosse più lunga”.

Malgrado gli annunci della vigilia e anche nonostante il dato sulle scorte Usa risultate in flessione di 4,4 milioni di barili la scorsa settimana, il prezzo del greggio non si è comunque discostato molto dai 51 dollari già toccati ieri, chiudendo la giornata a 51,36 dollari dopo un massimo di 51,88.

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