Draghi cauto sui tassi della Bce. Fed verso la stretta a giugno

Mario Draghi (a sinistra), e Jens Weidmann (a destra), Presidente della Bundesbank.
Mario Draghi (a sinistra), e Jens Weidmann (a destra), Presidente della Bundesbank. REUTERS/Alex Domanski
Mario Draghi (L), e Jens Weidmann (2nd R), Presidente della Bundesbank REUTERS/Alex Domanski

ROMA. – La ‘guidance’ della Bce non si tocca: Mario Draghi riafferma l’intenzione di alzare i tassi solo dopo che sarà terminato il quantitative easing, e dunque probabilmente non prima della fine del prossimo anno. Mentre la Fed si prepara: un aumento “è appropriato a breve”. Secondo gli analisti le parole della Fed fanno presagire una nuova stretta a giugno, quando si inizierà a discutere di una riduzione del suo bilancio record, a 4.500 miliardi di dollari, cifra da poco superata dalla Bce.

Nella suo rapporto semestrale sui rischi finanziari l’EUrotower evidenzia le tensioni che si stanno riaffacciando, fra rischi politici, crescita bassa in alcuni Paesi e debiti troppo alti. L’Eurotower ha “rivisto al rialzo” il rischio di un ritorno di fiamma dei timori di sostenibilità del debito che, non più di quattro anni fa, tenevano in scacco anche l’Italia.

Gli spread potrebbero tornare ad impennarsi a seguito di “un periodo prolungato di incertezza geopolitica”, facendo salire il costo del debito e innescando “timori sulla sostenibilità del debito in alcuni Paesi”, insomma il circuito vizioso visto durante la crisi.

Rischi che potrebbero esacerbati dall’indebitamento delle aziende; dalla corsa ai rendimenti che, in questi anni di tassi negativi, ha visto protagonisti fondi pensionistici e assicurativi; e dall’alto livello dei crediti deteriorati di alcuni sistemi bancari, altro tema che coinvolge anche l’Italia.

Sullo sfondo c’è comunque una ripresa dell’Eurozona che procede forte, con Draghi che anticipa una “solidità che continua nei prossimi trimestri”. Ma assieme a proiezioni d’inflazione che non arrivano all’1,6% (mentre la Bce ha un obiettivo “vicino ma inferiore al 2%”), lo scenario continua a richiedere cautela: Draghi, con la Bce da lui guidata che ha fatto crollare gli interessi anche sul debito italiano, a Madrid ha detto che “non c’è motivo per deviare” dalla forward guidance, l’orientamento delle aspettative dei mercati con cui la Banca Centrale ha finora indicato che intende prima concludere il quantitative easing, e poi rialzare i tassi.

Draghi ribadisce la ‘guidance’ dopo le aperture di diversi membri della Bce, da ultimo il consigliere esecutivo francese Benoit Coeuré, a un rialzo anticipato dei tassi (attualmente a -0,40%). E avanza una spiegazione per quell’orientamento: il Qe produce più effetti collaterali dei tassi negativi. Se ne discuterà l’8 giugno, nella riunione della Bce a Tallinn quando Draghi potrebbe far intravedere cambiamenti all’orizzonte adottando una posizione più ‘neutrale’ e non più espansiva.

Bce ancora cauta, ma con la ripresa ben avviata e la Bundesbank che invita Draghi a non guadagnare tempo ai Paesi ad alto debito l’aria sta cambiando: non è un caso che il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia chiede in Italia un'”operazione verità”: “dobbiamo farci trovare pronti quando la Bce porrà fine all’acquisto di titoli sovrani. Il che vuol dire abbassare rapidamente la montagna del debito pubblico”.

(di Domenico Conti/ANSA)