Legge elettorale: sale l’intesa tra Pd e Fi, si punta a M5s

ROMA. – Alla vigilia del termine per la presentazione degli emendamenti alla legge elettorale, la tela di accordi su un sistema proporzionale simil-tedesco costruita da Matteo Renzi si consolida e mira anzi ad estendersi. Infatti, per blindare il successivo passaggio in Senato, così da far approvare la legge definitivamente entro metà luglio, il Pd sta tentando di coinvolgere nell’accordo con Fi anche M5s.

La svolta proporzionalista di Renzi scuote il Pd, con la componente che fa capo ad Andrea Orlando che presenterà dei contro-emendamenti, mentre Ap chiede un accordo che parta dalla maggioranza di governo. Quest’ultima è sempre più in bilico per la minaccia di Mdp di non votare la manovrina. In questo contesto, boatos non verificabili riferiscono di un incontro tra Renzi e Berlusconi.

Domani pomeriggio in commissione Affari costituzionali scade il termine per presentare gli emendamenti al testo base, cioè il Rosatellum, un sistema con metà deputati eletti in collegi maggioritari e per metà in piccole circoscrizioni proporzionali. L’ordine di scuderia in casa Dem è di non presentare emendamenti, in attesa delle mosse altrui. Indicazione a cui Gianni Cuperlo e i deputati vicini a Orlando non si attengono.

Il perché lo ha spiegato lo stesso ministro motivando il suo no al proporzionale: “ci porta a una campagna elettorale nella quale la denuncia principale sarebbe quella di voler fare poi il giorno dopo l’accordo con Fi”. Gli emendamenti di Cuperlo, quindi, confermano il Rosatellum e vi aggiungono i simboli di coalizione a livello nazionale, per favorire una intesa per un centrosinistra largo che coinvolga Pisapia e magari Mdp.

Agli ex bersaniani, il proporzionale non dispiace, anche con una soglia alta al 5%, che “obbliga” a mettere insieme tutte le forze a sinistra del Pd: “dovrà essere una vera proposta di sinistra di governo – spiega Alfredo D’Attorre – e non una lista arcobaleno, da noi ai trotzkisti”. La vittima di questo piccolo patto Molotov-Von Ribbentrop è Pisapia, che mirava a un maggioritario che favorisse la nascita di un centrosinistra largo e unito.

Tritati invece dall’accordo sul proporzionale tra Pd e Fi sono Ap, i centristi e il cosiddetto “partito di Calenda”. Alcuni parlamentari vicini al ministro dello Sviluppo, visto come possibile leader di una Margherita 2.0, lo hanno sconsigliato di scendere in campo: la prossima legislatura, è il ragionamento, sarà una palude in cui si finirà imbrigliati tra Renzi e Berlusconi, bruciandosi. Meglio attendere il prossimo giro, magari dopo meno di un anno.

L’appello di Angelino Alfano per una intesa che parla dalla maggioranza è caduta nel vuoto. Lunedì il Pd incontrerà le delegazioni dei vari partiti, compreso M5s, il quale con Danilo Toninelli ha ammesso che “il tedesco è meglio del Rosatellum”.

Con FI, al netto dei boatos su un incontro Renzi-Berlusconi, c’è sintonia, e il relatore Dem Emanuele Fiano attende l’emendamento degli “azzurri” che rende simil-tedesco il Rosatellum per dare eventualmente parere positivo e invitare a votarlo. Se non sarà soddisfacente, lo stesso Fiano, con Dario Parrini e il capogruppo Ettore Rosato ne hanno preparato uno. Il relatore infatti può presentare proposte in qualsiasi momento.

Il Pd ha chiesto di iniziare a votare mercoledì, dopo la Direzione del partito in cui Renzi potrebbe annunciare l’accordo.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)