Bitcoin ai massimi storici, supera i 2.700 dollari

ROMA. – Il bitcoin prosegue nella sua corsa mettendo a segno un nuovo record. Spinta dalla domanda asiatica e dalle notizie positive sul suo futuro sviluppo tecnologico, la valuta virtuale è salita sopra i 2.700 dollari, fino a toccare la quota record di 2.799 dollari, superando i 40 miliardi di capitalizzazione. E di recente è balzata agli onori della cronaca per la vicenda del virus WannaCry, con gli hacker che hanno chiesto il riscatto in criptovaluta.

Il prezzo del bitcoin sta registrando un’impennata: è raddoppiato nel corso di maggio ed è aumentato del 180% dall’inizio dell’anno. Nei primi giorni di gennaio, infatti, la valuta virtuale era tornata a sfondare il tetto dei mille dollari, un risultato che non vedeva dal 2013. Il traguardo dei 2.000 dollari, invece, è stato raggiunto per la prima volta nella storia il 20 maggio scorso.

Tra i fattori di traino c’è l’interesse giapponese per il bitcoin. Il Paese del Sol Levante ad aprile ha infatti riconosciuto il bitcoin come metodo legale di pagamento. Nel weekend gli scambi denominati in yen giapponese hanno rappresentato oltre la metà del totale, mentre al momento sono al 31%. Forte anche la domanda da parte della Cina e della Corea del Sud, con gli scambi in yuan e won che rappresentano il 16% e 12% rispettivamente.

Altro fattore di slancio della moneta virtuale è l’accordo raggiunto nella community di utilizzatori per un aggiornamento tecnologico che sostenga un aumento della capacità di transazione. Inventato nel 2008 da uno sconosciuto noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, convinto di aver creato il sistema finanziario perfetto, e nato materialmente nel 2009, il bitcoin ha conosciuto una forte volatilità e nel tempo ha visto schizzare il proprio valore. Sette anni fa un bitcoin valeva “zero virgola qualcosa”, a fronte dei 2.700 dollari attuali.

La criptovaluta è finita sotto i riflettori della cronaca nelle scorse settimane, legata al caso WannaCry. Si tratta di un ransomware, cioè di un virus informatico che “sequestra” computer e smartphone rendendoli inutilizzabili finché il proprietario non paga un riscatto (“ransom” in lingua inglese).

Gli attacchi sferrati su scala globale il 12 maggio scorso tramite WannaCry hanno infettato 300mila computer, per la liberazione dei quali è stato chiesto un pagamento proprio in bitcoin, una valuta difficilmente rintracciabile. Al momento gli hacker hanno raccolto l’equivalente di 136mila dollari.

Caratteristica del bitcoin, che rende la valuta invisa alle autorità, è anche la mancanza di un ente regolatore centrale. Sul tema nei giorni scorsi è intervenuto il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha sottolineato “la necessità di una regolamentazione”.

(di Laura Giannoni/ANSA)