Carceri: rapporto Antigone, meno reati ma più detenuti

ROMA. – “Il clima politico-culturale è cambiato, e questo clima ha prodotto un aumento dei detenuti, che ci preoccupa”, dice Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che ogni anno pubblica un report sulla base di dati ufficiali, del ministero dell’Interno e del Dap. Quest’anno il rapporto si intitola ‘Torna il carcere’: finita, infatti, la fase di riduzione del sovraffollamento delle carceri, ora i detenuti ricominciano ad aumentare anche se diminuiscono i reati.

Negli ultimi sei mesi il numero dei detenuti presenti nei 190 istituti penitenziari è aumentato di circa 1.500 unità, raggiungendo quota 56.436. Una crescita progressiva: nel semestre precedente la crescita era stata di circa 1.100 detenuti. E negli ultimi 16 mesi in totale di 4.272 unità.

Eppure, evidenzia il report, “i reati diminuiscono sensibilmente”: nel 2015 ne sono stati denunciati 2.687.249, contro i 2.812.936 del 2014. In particolare sono aumentati i detenuti con condanne inferiori ai tre anni (dal 23,7% al 24,3%), mentre diminuiscono quelli per condanne superiore ai dieci (dal 28,9% al 28,6%).

E aumentano gli stranieri, dal 33,2% della fine del 2015 al 34,1%. Secondo l’associazione vi è un effetto “criminalizzazione dello straniero”. In cella sono soprattutto marocchini (18,2% del totale degli stranieri in carcere), romeni (14,1%), albanesi (13,6%) e tunisini (10,5%). I detenuti musulmani sono 6.138 unità (11,4%), gli ortodossi 2.263 (4,2%), oltre la metà sono cattolici. Ma ci sono 5 mila detenuti che provengono da paesi tradizionalmente musulmani che non dichiarano il proprio credo.

Sono 365 i detenuti su cui si concentrano i timori connessi alla radicalizzazione. Sono suddivisi in tre categorie: i ‘segnalati’ (124), gli ‘attenzionati’ (76) e i ‘monitorati’ (165), tra questi ultimi rientrano i reclusi per reati connessi al terrorismo internazionale, che sono 44.

“Abbiamo un occhio di attenzione in termini di prevenzione verso un fenomeno che può deflagrare anche in Italia. Non è avvenuto perché negli istituti siamo più dialoganti”, spiega il capo del Dap, Santi Consolo. Antigone segnala anche il caso di 11 minori stranieri detenuti per violazione del Testo Unico sull’immigrazione, accusati di essere scafisti: secondo l’associazione c’è “il forte rischio” che tra loro ci siano ragazzi indicati come tali dai veri scafisti solo perché dovevano reggere il timone o svolgere altre piccole mansioni a bordo.

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