La lezione per l’Europa nel mondo dopo Taormina

(ANSA/AP Photo/Domenico Stinellis)
(ANSA/AP Photo/Domenico Stinellis)

di Stefano Polli

TAORMINA. – L’Europa deve ringraziare Donald Trump. Il presidente americano è riuscito in una “mission impossible”: ricompattare lo sfiduciato e affaticato fronte europeo, reduce da molte delusioni e molti passi falsi. Da anni non si vedevano leader europei così compatti, così tenaci nel difendere le loro posizioni, così orgogliosi di essere europei.

La lezione di Taormina è questa per Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni incredibilmente affiancati, in più di un’occasione, da quella Theresa May che dall’Europa sta addirittura per uscire. Hanno combattuto metro dopo metro, difendendo il loro territorio fatto di principi e valori antichi e radici profonde di fronte al pragmatismo elevato all’ennesima potenza della nuova amministrazione americana.

Sul risultato e sulla valutazione finale si può discutere. E’ stato un vertice in chiaro-scuro, tra luci e ombre, fatto di piccoli passi positivi, di faticosi compromessi e di qualche netta e clamorosa divergenza che sarà molto difficile da sanare.

Soprattutto c’è la grande lontananza intellettuale e culturale tra gli Usa di Trump e gli europei, l’enorme differenza di visione del mondo e del futuro. Volendo sintetizzare, sul terrorismo c’è la volontà comune di costruire una nuova collaborazione, con l’incognita però del risentimento inglese per la nuova fuga di notizie da parte dell’intelligence americana, questa volta sull’attentato di Manchester.

Sul clima, posizioni contrapposte con Trump che deciderà in futuro quale posizione prendere. In campagna elettorale ha giocato la carta dei petrolieri e delle libere trivellazioni. Ma ora le aziende americane spingono per il futuro che, tra l’altro, costa meno: basta con il carbone e via ai nuovi tipi di energie.

Sul commercio è uscito insperabilmente un buon compromesso: lotta al protezionismo ed è un punto per la vecchia Europa, ma attenzione ai comportamenti ‘scorretti’, che nella lettura americana è un avvertimento a Germania e Cina.

Sui migranti è prevalsa la linea americana con un forte accento sulla sicurezza e meno enfasi sulla solidarietà di fronte alla sfida globale di questi e dei prossimi anni.

C’è stato un duro scontro tra Trump e la Merkel che non finisce qui. Il primo ha confermato che le buone maniere non sono la sua principale caratteristica, la seconda non ha fatto sconti, non ha ceduto su nulla e attende The Donald al G20 di Amburgo a luglio.

C’è stato anche il misurato e paziente lavoro della presidenza italiana del G7 con Gentiloni abile a smussare e ricucire, riuscendo, passo dopo passo, a ottenere il raggiungimento di qualche tipo di compromesso là dove era possibile.

Trump se ne è andato con un discorso tutto patria e America ai soldati di Sigonella, ricordando, ancora una volta, agli europei che devono pagare di più per la Nato.

Gli europei, per una volta, possono essere soddisfatti del lavoro fatto. A patto che non dimentichino la lezione di Taormina. Con Trump alla Casa Bianca dovranno sempre più spesso camminare da soli, e uniti, nel mondo nuovo di inizio millennio.