Clima: le città “bollenti” pagano un prezzo doppio

Terra mai così calda negli ultimi 115mila anni
Terra mai così calda negli ultimi 115mila anni

MILANO. – Il prezzo da pagare per il cambiamento climatico potrebbe essere doppiamente salato per le città: il surriscaldamento locale generato da cemento e asfalto, sommato al riscaldamento globale, potrebbe infatti ‘sciogliere’ il loro prodotto interno lordo, facendo perdere nei casi peggiori fino a 10 punti percentuali entro la fine del secolo contro i 5 previsti come media mondiale.

La stima è stata fatta su quasi 1.700 città del mondo da un gruppo di economisti provenienti da Messico, Gran Bretagna e Paesi Bassi, che in un articolo su Nature Climate Change sottolineano la necessità di potenziare la lotta globale al riscaldamento attraverso politiche su scala locale. Il loro studio è il primo a quantificare l’impatto potenzialmente devastante che potrebbe avere il mix di riscaldamento globale e locale sulle economie urbane.

Sebbene le città ricoprano solo l’1% della superficie terrestre, infatti, producono l’80% della ricchezza, consumano circa il 78% dell’energia e ospitano più della metà della popolazione mondiale. A causa dell’asfalto e del cemento diventano delle vere e proprie ‘isole di calore’, rese ancora più bollenti dall’energia termica emessa, per esempio, da auto e impianti di condizionamento: questo effetto potrebbe aggiungere altri due gradi alle stime del riscaldamento globale per quanto riguarda le città più popolate entro il 2050.

Per valutarne le conseguenze economiche, i ricercatori hanno preso in esame 1.692 grandi città del mondo, arrivando a stimare che il prezzo che pagheranno per i cambiamenti climatici sarà 2,6 volte più alto del previsto. Nei casi peggiori, il Pil delle città potrebbe calare del 10,9% entro la fine del secolo, contro il 5,6% previsto come media globale: diverse le ragioni, che vanno dall’incremento dei costi dell’energia all’inquinamento, fino al calo di produttività dei lavoratori.

Per arginare il problema, spiegano gli economisti, non bastano le strategie globali di lotta al riscaldamento: servono anche interventi locali finalizzati a ridurre il surriscaldamento urbano, come ad esempio l’ampliamento delle aree verdi e l’installazione di pavimentazioni e coperture dei tetti che riflettano più luce e assorbano meno calore.

Quest’ultimo intervento, fatto su scala contenuta, potrebbe essere quello col migliore rapporto costi-benefici: sostituire il 20% dei tetti e la metà delle pavimentazioni di una città potrebbe portare a risparmi 12 volte superiori agli investimenti, riducendo la temperatura dell’aria di 0,8 gradi.

(di Elisa Buson/ANSA)

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