Cina-S.Sede, Parolin: “Il Papa sprona a un dialogo costruttivo”

ROMA. – Togliendo al confronto con la Cina ogni componente “ideologica”, papa Francesco è riuscito a facilitare e accelerare il dialogo e ad aprire “nuove prospettive”, finora inedite. E’ il senso di quanto discusso al convegno su “La Chiesa Cattolica in Cina tra passato e presente”, promosso a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore e alla World History Academy, che con l’intervento di studiosi sia italiani che cinesi ha voluto riflettere sulla stagione nuova, che ha dischiuso le porte al dialogo, dopo anni difficili, aperta dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel 2013, cui è seguita pochi giorni dopo quella del presidente Xi Jinping.

Una stagione in cui prosegue – dal convegno di è auspicato con una maggior “accelerazione” – il confronto sulla spinosa questione della nomina dei vescovi e, ma solo in una prospettiva di più lungo termine, quella sul ripristino delle relazione diplomatiche interrotte nel 1951.

I segnali di novità e graduale apertura sono già tanti: dal fatto che papa Bergoglio sia stato il primo Pontefice a poter sorvolare il territorio cinese (nell’agosto 2014 nell’andata e nel ritorno dalla Corea, poi anche nel gennaio 2015, di ritorno dalle Filippine) al fatto che, all’inizio di quest’anno sia stato il primo Papa comparso in foto sul Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista cinese, che ha dedicato un’articolata trattazione allo stato dei negoziati, alla possibilità di ristabilire le normali relazioni, persino alla possibilità che Francesco vada in viaggio in Cina.

L’iniziativa di oggi di Sant’Egidio si è posta più su un piano di approfondimento culturale, ecclesiale e politico sulle vie possibili da percorrere nei rapporti tra Chiesa e Cina, tra la Santa Sede e le autorità di Pechino. E il Vaticano non ha mancato di rilevarne l’importanza, con un messaggio del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, con il grazie per l’iniziativa che “potrà contribuire all’approfondimento di un tema di grande attualità, anche nella prospettiva di un incontro tra la millenaria cultura cinese e il patrimonio spirituale cristiano”. Il cardinale ha aggiunto di essere “certo” che il convegno “sarà animato da quello spirito costruttivo al quale più volte Papa Francesco ha incoraggiato la comunità cattolica”.

Nel discorso introduttivo, il fondatore della Comunità Andrea Riccardi ha parlato di accelerazione dei rapporti dall’inizio del pontificato di Francesco e, soprattutto, del cambiamento di prospettiva avviato: “Con lui la questione si è completamente deideologizzata spostandosi sul piano dell’incontro della Chiesa con una grande cultura millenaria come quella cinese. Ciò facilita il dialogo e apre a nuove prospettive”.

Ricordando i precedenti decenni di “incomprensioni con il governo cinese, frutto di una lunga storia di dolori e di errori”, e citando “una realtà cattolica significativa, resistente nelle difficoltà, ma anche limitata numericamente”, Riccardi ha sottolineato che dopo il nuovo corso indicato dalla “Lettera ai cattolici cinesi” di Benedetto XVI del 2007, con Francesco è arrivato un Papa che “non è un diplomatico né riprende il filo di una politica orientale (ostpolitik).

Non è nemmeno schiacciato su una contrapposizione con la Cina. Né appartiene a un mondo cattolico, piuttosto ideologico, per cui tenere duro con il governo di Pechino diventa una specie di ‘principio non negoziabile'”. Fondamentale la chiamata vicino a sé di Parolin, che fino al 2009, cioè fino alla nomina a nunzio in Venezuela, aveva messo a segno un grande avvicinamento nei negoziati. “Nella visione multipolare della Santa sede, la Cina è un player di grandissimo rilievo per la pace nel mondo”, da cui non si può prescindere. E come ha notato anche uno storico come Agostino Giovagnoli, l’approccio attuale è quello di un “pragmatismo” e di un “realismo” tali da “cambiare il quadro dei rapporti”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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