Pyongyang minaccia, e il Pentagono simula un attacco antimissile

PECHINO. – Il leader nordcoreano Kim Jong-un festeggia la precisione da “cecchino” del missile a corto raggio testato lunedì con errore sul “target di 7 metri” e minaccia Usa e Seul disponendo lo sviluppo di armi più potenti per avere la preparazione massima contro il nemico in ogni momento e contesto.

Il Pentagono, simulando un attacco sferrato da Pyongyang, testa per tutta risposta la sua capacità di abbattere un missile intercontinentale usando per la prima volta l’ultima versione di un intercettore a lungo raggio lanciato dalla base di Vandenberg, in California, per colpire un missile partito sul Pacifico dall’atollo Kwajalein, nelle isole Marshall.

Alle tensioni consolidate tra Pyongyang e Washington, che si appresta a schierare nelle acque intorno alla penisola coreana le portaerei Uss Vinson, Reagan e Nimitz, si sommano quelle sui quattro lanciatori in più inviati in Corea del Sud che rischiano di creare pesanti attriti tra Usa e Seul sui sistemi antimissile americani Thaad.

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha ordinato un’indagine per chiarire come ai due lanciatori Usa già dislocali ad aprile a Seongju, a 300 km a sudest della capitale tra aspre proteste di residenti e associazioni pacifiste, se ne siano aggiunti altri quattro senza autorizzazione e senza che lui stesso ne fosse informato dal team di transizione incaricato di gestire il passaggio delle consegne tra vecchia e nuova amministrazione.

Il suo portavoce Yoon Young-chan ha parlato di presidente “profondamento irritato” su quanto appreso per la prima volta da un rapporto del consigliere per la sicurezza nazionale (Nso). Moon, insediatosi alla presidenza il 10 maggio, “ha ordinato al suo segretario per gli affari civili e al capo dell’Nso di scoprire la verità sull’ingresso segreto dei lanciatori”, ha aggiunto Yoon.

Il ministero della Difesa ha respinto ogni dubbio dicendo che Wee Seung-ho, vice ministro per le Politiche, aveva menzionato i lanciatori nell’incontro della scorsa settimana col direttore dell’Nso: circostanza respinta dall’ufficio di Moon.

Il sospetto, di fronte alla disponibilità del presidente di sottoporre a un passaggio parlamentare l’uso dei Thaad, è che il processo sia stato accelerato per aumentare la “irreversibilità” del dispiegamento deciso da Seul e Washington a luglio 2016 allo scopo di “scoraggiare” le continue intemperanze balistiche del Nord e di intercettare suoi eventuali missili.

Una decisione che ha portato al pesante deterioramento delle relazioni tra Corea del Sud e Cina, dato che Pechino vede i sistemi come una minaccia agli interessi nazionali funzionando con potenti radar dalla profondità di 2.000 km, sufficienti a tenere sotto controllo tutta la parte orientale del Paese e la stessa capitale.

La Cina, per tutta risposta, ha spinto proprio sulla ricerca degli standard antimissile annunciando nel fine settimana, ad esempio, “nuovi sistemi ultra veloci di intercettori” in grado di agire “10 volte più veloce di un proiettile”. Secondo Corea del Sud e Giappone, sono necessarie più sanzioni e pressioni sul Nord dati i tempi non maturi al dialogo: è l’esito del colloquio telefonico tenuto in serata tra Moon e il premier Shinzo Abe, all’indomani del test di Pyongyang.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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