M5s prepara la squadra: Davigo si sfila, Di Matteo no

Nino Di Matteo
Nino Di Matteo

ROMA. – Il M5s, si schermisce Luigi Di Maio, non ha “ancora un candidato premier e una squadra di governo” ma la presenterà “a breve perché – dice – pare si vada a votare presto”. Di certo ha già un quasi certo candidato al ministero della Giustizia: sarà il magistrato del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia e della Procura Antimafia,Nino Di Matteo, già insignito da numerose amministrazioni pentastellate della cittadinanza onoraria e, da parte sua, convinto sostenitore del codice ‘etico’ del M5s.

Il Pm ha offerto la sua disponibilità ad entrare in politica, opportunità invece respinta dall’altro magistrato icona dei 5 Stelle, Piercamillo Davigo. Invitati entrambi ad un convegno sulla giustizia organizzato alla Camera dai pentastellati, ed entrambi omaggiati da una lunga standing ovation, Davigo che ha duramente attaccato il governo Renzi (sulla lotta alla corruzione il “centrosinistra ci ha messo se non in ginocchio almeno genuflessi” ha detto) ma ha cortesemente declinato l’invito a candidarsi (“Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica ma ai politici che rubano”) mentre Di Matteo non ha escluso di volere accettare la sfida.

“Io non rispondo alla domanda che riguarda l’eventuale mio impegno politico ma non voglio neppure eluderla e dico che non sono d’accordo con Davigo e Cantone e con chi pensa che l’esperienza di un magistrato non possa essere utile alla politica. Un eventuale impegno politico di un pm non mi scandalizza”.

“Per ora posso solo dire che è una buona notizia” risponde Di Maio a chi gli chiede se il M5S intenda formalizzare una proposta nel governo al pm che ha aperto al suo ingresso in politica. Ci sono le procedure per la cooptazione da rispettare e il candidato premier del M5s potrà indicare la sua squadra solo dopo che verrà indicato da una votazione della base il presidente del consiglio designato. Cose che avverranno solo dopo la chiusura del programma i cui punti sono in votazione in questi giorni.

Ma a dispetto del cronoprogramma il M5s è pronto ad infilarsi il guanto della sfida, certo del lavoro che sarebbe stato apprezzato anche dal responsabile economico dell’ambasciata americana. Ed oltre al programma che sta definendo ha in pratica già pronta la sua manovra di bilancio nel caso vincesse le elezioni, cosa ritenuta probabile visto, dice Di Maio, il M5s ha il vento in poppa e che “Renzi vuole andare al voto ora perché ha paura del voto in Sicilia”.

“Io auspico che si voti a settembre affinché il governo, che spero sarà dell’M5S, possa fare una legge di bilancio che non sia lacrime e sangue” dice. Nessun timore, quindi, ad “incollarsi” la manovra di fine anno: “abbiamo già trovato le coperture per tutto, siamo al lavoro da mesi. Non ci faremo trovare impreparati” assicurano i parlamentari che seguono il dossier e che hanno trovato nelle pieghe di bilancio “tantissime poste su cui recuperare un mucchio di risorse”.

Più in dubbio il capitolo reddito di cittadinanza che non entrerà in manovra (la sua collocazione ideale dovrebbe essere nel successivo Def) ma che i vertici pentastellati vogliono sia uno dei primissimi atti del governo.

(Di Francesca Chiri/ANSA)