Migranti, Roberti: “Le navi Ong necessarie ma con la polizia a bordo”

ROMA. – Le navi delle ong sono “necessarie” per salvare vite nel Mediterraneo, visto che i mezzi messi in mare dai Governi sono insufficienti. Ma a bordo devono poter salire ufficiali di polizia giudiziaria per fare gli accertamenti, “come condizione per poter operare”, altrimenti non si contrastano i trafficanti di uomini. Il procuratore nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, Franco Roberti, rilancia la richiesta avanzata dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro e – in un’audizione al Comitato Schengen – chiede di trovare “un punto di equilibrio tra soccorso e lotta ai trafficanti”.

Esulta Luigi Di Maio (M5S): “Condivido pienamente le parole del procuratore nazionale. Il M5s nelle scorse settimane ha depositato una proposta di legge a prima firma Alfonso Bonafede che va proprio in questa direzione”. Ormai la dinamica dei gommoni e barconi che partono dalla Libia è collaudata.

“Si staccano dalle coste – ha detto Roberti – e subito trovano a raccoglierli le navi delle ong, che svolgono una funzione supplente di quelle governative. Oggettivamente, al di là di possibili connivenze con i trafficanti, fanno un lavoro necessario. Il punto – ha proseguito – è che le ong dovrebbero accettare di adeguarsi alle linee guida che noi abbiamo pubblicato, accettando di far salire a bordo un ufficiale di polizia giudiziaria che, senza intralciare le operazioni di soccorso, possa fare il suo lavoro”.

In sostanza le organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo, secondo il procuratore, “devono essere collaborative nel contrasto ai trafficanti di uomini. Non si possono limitare al salvataggio”. I loro mezzi, ha sottolineato, “devono essere chiamati ad operare secondo le stesse regole d’ingaggio che valgono per le navi militari. Se non lo vogliono accettare – ha aggiunto – o si impedisce loro di operare in queste condizioni o si va avanti così e si accetta che le ong non distruggono i gommoni ma li restituiscono ai trafficanti e ciò indebolisce l’azione di contrasto ai trafficanti stessi”.

Roberti ha poi parlato dei possibili punti di contatto tra flussi migratori e terrorismo. “Con gli sbarchi – ha osservato – arrivano soggetti che possono radicalizzarsi qui, come Anis Amri che, giunto a Lampedusa, poi si è radicalizzato in carcere in Italia ed ha colpito a Berlino. E ci sono anche altri casi. Ciò non significa associare in modo stretto immigrazione e terrorismo, ma è un dato di fatto”. E all’attenzione degli investigatori c’è anche l’Isis.

“La procura di Como – ha informato – ha in corso un’indagine sul supporto logistico fornito a migranti che sbarcano in Italia per portarli verso il Nord Europa. Il supporto logistico è controllato anche da soggetti mediorientali o nordafricani dei quali si ipotizzano legami con esponenti dell’Isis”. Parole, secondo Roberto Calderoli (Lega Nord), che “dovrebbero bastare al Governo per bloccare immediatamente gli sbarchi”.