Cina: più profitti delle imprese europee in 2016, ma pesano barriere

PECHINO. – I profitti delle imprese Ue in Cina segnano malgrado tutto una crescita nel 2016 superando l’effetto delle barriere di accesso al mercato, tra le insidie in aumento generate dalle aziende locali sempre più innovative. E’ il quadro dell’ultimo Business Confidence Survey curato dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (Euccc) con la collaborazione di Roland Berger, in cui si sottolinea che la campagna anticorruzione del presidente Xi Jinping ha avuto “un rilevante impatto”.

Le aziende europee, tuttavia, “confermano la delusione per la continua mancanza di progressi fatti dall’agenda complessiva delle riforme”, al punto che il 15% del campione del sondaggio s’aspetta un allentamento di barriere tra regolamenti e norme nel quinquennio, contro un 40% che vede un’altra stretta. La competitività in crescita delle aziende locali è più una un’opportunità che una sfida dalle imprese europee: 55%, infatti, ha visto i profitti in aumento nell’esercizio fiscale 2016.

La presentazione del rapporto è caduta alla vigilia del 19/mo vertice tra leader Ue-Cina che si terrà a Bruxelles e al quale parteciperà il premier Li Keqiang, facendo comunque già oggi la prima tappa a Berlino. Quanto al principale dossier in discussione, gli investimenti, la Camera di commercio Ue in Cina coltiva “la grande ambizione di chiudere il trattato omnicomprensivo entro i prossimi 12 mesi”, ha notato il neo presidente Mats Harborn.

I negoziati sul Comprensive agreement on investment (Cai), avviati da tempo, sarebbero un importante segnale da parte cinese se si chiudessero alla luce delle parole dette a gennaio dal presidente Xi Jinping al World Economic Forum di Davos quando difese la globalizzazione lanciando la lotta al protezionismo. “Vorrebbe dire passare dalle parole ai fatti”, ha osservato Harborn.

Proprio sugli investimenti è netto lo squilibrio: nel 2016 i flusi cinesi verso l’Europa si sono attestati a 35,1 miliardi di euro (+77% annuo), quadruplicando quelli in senso contrario. Se le condizioni di accesso ai mercati fossero pari a quelle delle imprese locali, il “56% delle compagnie europee” sarebbe pronto a investire di più.

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