Rischio spaccatura M5s. Gli ortodossi temono l’accordo col Pd

ROMA. – Nei giorni scorsi era solo un sordo rumore di fondo, un sottile cipiglio che traspariva nella fronte di qualche parlamentare e che veniva fuori in qualche post degli iscritti al Movimento: ma l’affondo del M5s alla trattativa con il Pd, l’adesione sostanziale al nuovo patto del Nazareno, la rinuncia nei fatti alla battaglia sulle preferenze provoca nei 5 Stelle un malessere che non poteva rimanere sopito a lungo. Ed oggi il “bubbone” è scoppiato.

A guidare il fronte dei dubbiosi, di quelli che temono una trappola del Pd, di quanti non si accontentano della promessa di una vittoria elettorale, ci sono ancora una volta gli ‘ortodossi’. Questa riforma elettorale “è quasi un mega porcellum, noi faremo degli emendamenti, io personalmente non mi sarei messa nemmeno lì seduta” avverte la senatrice Paola Taverna.

La ‘pasionaria’ del Movimento appare dubbiosa su tutto il percorso, dalla decisione di sedersi al tavolo della trattativa con il Pd fino all’accelerazione sul voto anticipato. “Hanno stravolto il sistema tedesco con il proporzionale distribuito sui listini, il primo bloccato, si stanno facendo con la squadra tutti i collegi, non si capisce su quali basi. Non va, non so neanche dire che bisogna andare a votare subito, perché così gli leviamo la patata bollente della legge di stabilità, che è qualcosa della quale si devono prendere la responsabilità” afferma dubbiosa.

Ieri sera una tormentata riunione congiunta dei parlamentari per discutere della riforma ha fatto emergere gli screzi. Al punto tale che subito dopo i capigruppo Roberto Fico e Carlo Martelli si sono nuovamente riuniti con i parlamentari delle commissioni affari costituzionali per rifare il punto. Lo stesso Fico mette le mani avanti ed avverte: “L’accordo sulla legge elettorale non è affatto sancito. Si lavora ancora in Commissione perché l’emendamento Fiano crea delle nuove problematiche. Se i problemi saranno risolti, bene. Diversamente continueremo a riunire il gruppo parlamentare, che ieri ha lavorato fino a mezzanotte, per valutare il da farsi. Ma – ripete – non c’è niente di scontato”.

Poi, le rivelazioni di Pizzolante sull’accordo tentato da Renzi con Alfano per far cadere Gentiloni ha fatto il resto. Di Maio e Di Battista sono infuriati. Ma il tarlo inizia rodere anche i più inossidabili. Perché se qualcosa dovesse andare storto, il primo a finire nel mirino sarebbe proprio Di Maio. Dai piani alti del Movimento si ostenta sicurezza: “la linea è una sola. Anche se con diverse declinazioni caratteriali”.

E lo stesso Fico smentisce: “Ci dispiace deludere le fantasie di giornali e agenzie e smentire, per l’ennesima volta, titoli fasulli. Nessuna spaccatura interna. E’ il Pd che è sempre stato inaffidabile e quindi ci sono semplici e giustificati timori”.

(di Francesca Chiri/ANSA)