Tutti contro Trump sul clima, America mai così isolata

BRUXELLES. – Donald Trump è rimasto solo. Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, una scelta politica di un inquilino della Casa Bianca ha unito il mondo: purtroppo per lui e per i cittadini americani, tutto contro l’America. Dall’Europa alla Cina, dall’India alla Russia passando per il Vaticano, il coro di dissenso è unanime. Annunciando il ritiro dall’accordo di Parigi per combattere il riscaldamento globale, il presidente americano non ha messo in gioco (solo) il destino del pianeta ma la credibilità degli Stati Uniti e gli equilibri geopolitici globali.

Non a caso due consiglieri del peso di Elon Musk e del Ceo della Disney si sono immediatamente dimessi. E la bizzarra proposta di rinegoziare l’accordo è stata bocciata senza mezzi termini. Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni lo hanno detto mentre ancora Trump parlava nel ‘Rose Garden’: “L’accordo non può essere rinegoziato”. Fuori significa fuori, come per la Brexit.

L’Ue ha subito annunciato di essere pronta a “riempire il vuoto” creato dal voltafaccia americano, disposta a cercare “nuove alleanze”. Al fianco ha immediatamente trovato la Cina. Il summit andato in scena con Jean-Claude Juncker, Donald Tusk ed il premier Li Keqjang è stato “il più fruttuoso di sempre”, nella sintesi del polacco.

In realtà è mancato l’accordo sulle questioni più spinose, la sovrapproduzione di acciaio cinese e lo status di economia di mercato che Pechino vuole e che l’Ue ancora non concede, ma “abbiamo trovato un terreno comune per il quale combattere insieme”: difesa dell’accordo sul clima, del libero commercio e della globalizzazione. Che è da correggere per ridurre le disuguaglianze, ha concesso Li, ma che è scelta irreversibile e “strumento di pace”.

Trump ha scatenato la reazione di tutte le capitali. Anche di quelle più amiche. Da Londra Theresa May – che pure non ha firmato la dichiarazione con Germania, Francia e Italia – ha espresso la sua “delusione” direttamente al presidente, comunicando che il Regno Unito resterà impegnato ad attuare l’accordo di Parigi.

Durissima la posizione del Vaticano, con monsignor Sanchez Sorondo, che ha parlato di “disastro per l’umanità e per il pianeta” e non ha esitato ad attaccare direttamente Trump per la sua “decisione terribile”: “Quello che muove il presidente sono i gruppi petroliferi che lo hanno appoggiato nella campagna elettorale e che hanno influenza su di lui”.

Se Trump sperava di provocare un effetto domino, sarà rimasto deluso. Al fianco della Ue, anche l’Unione Africana ha riconfermato l’impegno del continente a mettere in atto gli accordi. Ed il premier indiano Narendra Modi, che pure avrebbe molto da guadagnare con l’energia fossile a buon mercato, ha schierato il subcontinente senza mezzi termini: “Non abbiamo diritto a sfruttare la natura, ci stiamo concentrando sulle energie rinnovabili, sole, vento e biomasse. Vogliamo essere una nazione responsabile quando si parla di ambiente”.

L’amico Vladimir Putin ha tentennato, ma alla fine anche la Russia ha mollato The Donald. Dopo un primo, ambiguo messaggio del Cremlino (“accordo inattuabile senza gli Usa”), è arrivato il riposizionamento. Prima col ministro dell’Energia Novak (“non ci sarà reazione a catena di altri paesi”), poi col vicepremier Dvorkovich (“abbiamo preso la decisione di partecipare e non credo che la cambieremo), fino alle parole dello stesso Putin: “Trump poteva evitare di uscire dagli accordi”. Nelle cancellerie del mondo, tutti si chiedono perché non ci sia riuscito.

Di fronte alla pioggia di critiche, il segretario di Stato Usa Rex Tillerson – tra gli ‘sconfitti’ che hanno cercato di evitare lo strappo – ha provato a rassicurare gli alleati affermando che gli Usa continueranno a tagliare le emissioni così come avevano fatto prima ancora di aderire all’intesa.

Ma in serata è arrivata la risposta sprezzante dei ‘falchi’ direttamente dalla Casa Bianca. “Trump ha messo l’America al primo posto, non c’è niente di cui chiedere scusa”, ha detto il capo dell’Agenzia per la Difesa dell’ambiente (Epa) Scott Pruitt, liquidando l’accordo di Parigi come “un mucchio di parole” con benefici “minimi” sull’ambiente.

(di Marco Galdi/ANSA)

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