Casaleggio&Co silenzia gli ortodossi, ma la base insorge

Beppe Grillo (S) e Davide Casaleggio abbracciati sul palco della festa del M5S a Palermo
Beppe Grillo (S) e Davide Casaleggio abbracciati sul palco della festa del M5S a Palermo, in una immagine tratta da profilo Facebook del movimento, 24 settembre 2016. ANSA/FACEBOOK M5S
Beppe Grillo (S) e Davide Casaleggio abbracciati sul palco della festa del M5S a Palermo, in una immagine tratta da profilo Facebook del movimento, 24 settembre 2016.
ANSA/FACEBOOK M5S

ROMA. – Un post per bloccare il dissenso interno e per ribadire una linea, quella del patto con Pd e FI sulla legge elettorale, che vede in Luigi Di Maio uno dei suoi artefici. La Casaleggio&Co, con Beppe Grillo, torna a “silenziare” gli ortodossi con toni più avvezzi a quei “post scriptum” ai quali il garante affida le comunicazioni più scomode. Mantenere gli accordi e la credibilità e andare al voto con un sistema non sgradito, sono i due fattori che inducono Grillo ad intervenire in prima persona.

“Gli iscritti hanno votato il sistema tedesco”, è la sentenza con cui l’ex comico riporta all’ordine chi, come Roberto Fico, ieri parlava di “accordo non scontato”. Il mare pentastellato resta però in tempesta. E lo testimoniano i commenti, durissimi, che gli iscritti affidano al post di Grillo. “Lasciagliela fare a loro questa porcata. Teniamoci fuori”, scrive Gaetano sintetizzando i mal di pancia che torturano una parte del Movimento. “Questo comunicato puzza di diktat”, incalza un altro utente mentre Claudio lancia quasi un ultimatum: “Non sono assolutamente d’accordo con i capilista bloccati. Stante così le cose sarò costretto a non andare a votare”.

Il punto è che, per molti degli utenti, il testo Fiano non corrisponde al tedesco, soprattutto sul punto dei capilista. Del resto, è alle preferenze, o almeno al voto disgiunto, che la componente ortodossa mirava per stemperare il controllo delle candidature che i vertici, con questo sistema, rischiano di avere sul Movimento. Senza contare che, con l’obbligo di presentarsi nel luogo di residenza e il divieto di pluri-candidature vigenti all’interno del Movimento, il sistema tedesco rischia di relegare molti esponenti al ruolo di comparse.

Eppure, per Grillo, i listini del tedesco “sono talmente corti” da rendere inutili le preferenze laddove il M5S, “in ogni caso, indirà le parlamentarie”. Gli eletti, insomma, avranno comunque una certa libertà, è la tesi di Grillo che, in vista di un’estate a dir poco bollente, assicura la massima neutralità nella selezione: “Non ci interessa garantire la rielezione di questo o quell’altro portavoce”.

Ma il silenzio che segue al post di Grillo trasuda irritazione. E non è un caso che l’unico a parlare sia Di Maio: “l’obiettivo è andare a votare il più presto possibile e andarci con una legge costituzionale. Non sarà la più bella del mondo, però è costituzionale”. Unica modifica ammessa dal voto degli iscritti, quella del premio di governabilità.

Ma, nella notte, non è escluso un aggiustamento della rotta. “Se non votano il nostro emendamento contro le pluricandidature, i 5 Stelle si smascherano”, spiega un orlandiano consapevole di come il punto sia uno dei cardini della legge sui quali ci sia anche la firma di Renzi e Berlusconi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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