Bankitalia: un bambino su dieci in povertà assoluta

Casal di Principe. I figli delle donne che soggiornano in un centro anti violenza.
Casal di Principe. I figli delle donne che soggiornano in un centro antiviolenza. ANSA/SAVE THE CHILDREN Riccardo Venturi
Casal di Principe. I figli delle donne che soggiornano in un centro antiviolenza.
ANSA/SAVE THE CHILDREN Riccardo Venturi

ROMA. – Oltre un minore su dieci vive in Italia in una situazione di povertà assoluta. E’ una fotografia amara quella scattata dalla Banca d’Italia nell’ultima relazione annuale, in cui si sottolinea come negli anni di crisi la povertà sia aumentata soprattutto tra le famiglie numerose con due o più figli. All’opposto, sono rimasti invece più protetti gli anziani, che hanno potuto contare su una maggiore stabilità degli assegni pensionistici rispetto ai salari.

Nel 2015, ultimo anno per il quale si dispone di informazioni, il numero di persone in condizioni di disagio economico, rileva Via Nazionale, è rimasto sui massimi raggiunti a seguito della crisi. La quota di individui a rischio di povertà o esclusione sociale si è attestata al 28,7 per cento, circa tre punti percentuali in più rispetto al 2007 e cinque punti oltre il dato medio dell’Unione europea.

Il numero di individui in condizione di povertà assoluta era pari al 7,6 per cento della popolazione (4,6 milioni di persone, sulla base di stime dell’Istat), il valore più elevato dal 2005. A versare in tali condizioni erano in particolare i nuclei composti da soli cittadini stranieri, con un’incidenza sette volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani cresciuta, tra il 2014 e il 2015, specialmente al Nord.

La povertà è aumentata tra le famiglie numerose e tra le coppie con due o più figli. La conseguenza, evidenzia ancora Bankitalia, è stata un ulteriore aumento della povertà minorile, anche questa elevata nel confronto europeo; la quota di minori in povertà assoluta ha superato nel 2015 un decimo della popolazione di riferimento.

Tra gli anziani l’incidenza del fenomeno è stata più bassa e stabile durante la crisi (circa il 4 per cento nel 2015) per effetto della maggiore stabilità dei redditi da pensione rispetto a quelli da lavoro, in linea con quanto osservato nei principali paesi dell’area.

Di fronte a questa situazione, il governo ha pensato, con la legge delega sulla povertà, confermata nel Def, all’introduzione del reddito di inclusione attiva. Una scelta condivisibile su cui però non mancano gli avvertimenti. Secondo Bankitalia infatti, affinché il nuovo Ria sia realmente efficace “è necessario verificare le effettive condizioni di bisogno per accedere al beneficio” e “porre in essere adeguati servizi alle famiglie per garantire loro una maggiore inclusione sociale, in aggiunta ai trasferimenti monetari”.

Via Nazionale invita quindi anche a “limitare i possibili incentivi a permanere indefinitamente nel programma”.

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