Sul tavolo le buste per l’Alitalia, Delta osserva da lontano

Un segnale di STOP e in lontananza un aereo Alitalia.
Un segnale di STOP e in lontananza un aereo Alitalia. (ANSA/AP Photo/Antonio Calanni, File)
(ANSA/AP Photo/Antonio Calanni, File)

ROMA. – Il primo step della procedura di vendita di Alitalia è fatto. Sono scaduti i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, ma c’è grande attesa per conoscere in dettaglio i numeri e i nomi dei mittenti. Niente di ufficiale, i commissari hanno assunto un vincolo di riservatezza, ma secondo alcune fonti sarebbero poco meno di venti le buste arrivate presso lo studio del notaio Nicola Atlante.

Non tutte però avrebbero solidi requisiti di sostenibilità e il numero iniziale si potrebbe alla fine ridurre di molto, forse a poco più di una manciata: le buste verranno aperte domani, quando inizierà anche l’esame delle offerte per vedere quali possiedono i requisiti di idoneità. Qualche indicazione intanto arriva direttamente dai potenziali interessati, con la statunitense Delta che fa sapere di monitorare la situazione della compagnia italiana e il partner arabo Etihad che apre ad un possibile rafforzamento dei legami.

Delta, che nei giorni scorsi è stata tirata in ballo da indiscrezioni di stampa che la davano tra i potenziali interessati, oggi conferma di avere acceso da tempo un faro sulla compagnia italiana: continuiamo “a monitorare i progressi di Alitalia da quando è entrata nel processo di amministrazione” straordinaria, spiega a Bloomberg la compagnia statunitense che è già partner di Alitalia nella joint venture transatlantica insieme ad Air France-Klm. Mentre Etihad, che nel 2014 è entrata con il 49% nell’aviolinea italiana, assicura che continuano ad esserci “forti legami” e si dice pronta ad esplorare “tutte le opzioni per mantenerli e potenzialmente rafforzarli”.

Lufthansa conferma invece di non essere interessata a queste condizioni: “La nostra posizione su Alitalia non è cambiata”, spiega un portavoce, che replica con un ‘no comment’ alla richiesta se sia stata presentata una manifestazione di interesse. Si sono invece già sfilate nei giorni scorsi alcune low cost: Ryanair, che ha detto chiaramente di non essere interessata ad acquistare Alitalia, e anche Norwegian, che ha assicurato che non avrebbe presentato un’offerta.

A questo punto i tre commissari, Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, invieranno ai soggetti idonei una ‘lettera di procedura’ che fisserà i termini, le modalità ed i contenuti per le offerte non vincolanti. Verso metà giugno dovrebbe essere aperta la ‘data room’, dove gli interessati potranno visionare le carte e i dati riservati riguardanti l’azienda.

L’obiettivo dei commissari è di avere le offerte non vincolanti a fine luglio, per poi valutare un’eventuale gara per arrivare alle offerte vincolanti ad ottobre. Parallelamente al dossier della vendita, i commissari intanto lavorano sui risparmi (dopo i 100 milioni già ottenuti dai contratti derivati per il carburante, ora sul tavolo ci sono quelli sui leasing degli aerei) e sulla messa a punto del piano industriale che, ha spiegato qualche giorno fa in un’intervista Paleari, verrà presentato entro fine luglio e si baserà su due assi: differenziazione ed efficientamento.

Lavori in corso anche sul fronte del costo del personale, con un doppio appuntamento in settimana: mercoledì infatti dovrebbe svolgersi l’incontro al Ministero del lavoro sulla procedura per la cigs aperta dai commissari con un impatto pari al costo di 1.358 dipendenti; mentre giovedì azienda e sindacati inizieranno il confronto per il rinnovo del contratto di settore. Intanto resta alta la preoccupazione dei sindacati.

Per Alitalia “ci vuole un partner che investa e non veda la compagnia come uno spezzatino dal quale prendere i pezzi pregiati”, avverte la segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan. Mentre la leader della Cgil Susanna Camusso chiede che sulla crisi Alitalia non si ripeta “il film che abbiamo visto su Ilva”, in particolare “occorre valutare i paletti che vengono messi nel momento in cui si passa dalle manifestazioni di interesse alle offerte vere: quindi unicità del gruppo, tenuta dell’occupazione, piano industriale”.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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