Legge elettorale: ecco il “Fianum”, poco tedesco e molto senatoriale

Operazioni di voto in un seggio di Bologna per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, Bologna, 23 novembre 2014 .ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Operazioni di voto in un seggio di Bologna per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, Bologna, 23 novembre 2014 .ANSA/GIORGIO BENVENUTI

ROMA. – Dopo le profonde modifiche in Commissione, la legge elettorale che approda in Aula, non somiglia più al modello tedesco quanto piuttosto al sistema in vigore per il Senato tra il 1948 e il 1992: collegi uninominali ma con riparto proporzionale, con in più un listino in ogni circoscrizione per i collegi eccedentari al posto del recupero dei migliori perdenti.

Il “Fianum”, dal nome del relatore Emanuele Fiano, è la prima riforma elettorale o costituzionale della Seconda Repubblica approvata a larghissima maggioranza.

BICAMERALE: il modello è perfettamente uguale per le due Camere, ed è la prima volta dal 1948. Anche il Mattarellum aveva due versioni per i due rami del Parlamento.

PROPORZIONALE E SOGLIA: Il sistema è un proporzionale con soglia al 5%, unica cosa che lo accomuna a quello tedesco. CAMERA: L’Italia (escluso il Trentino Alto Adige in cui si proseguirà ad usare il Mattarellum e la Valle d’Aosta dove ci sarà un solo collegio maggioritario) viene divisa in 225 collegi e in 28 circoscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più popolose divise in più circoscrizioni (2 in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, 4 in Lombardia). I partiti presentano un candidato in ciascun collegio e una lista di 2-6 nomi in ogni circoscrizione.

L’elettore ha un solo voto con cui sceglie il candidato del suo collegio e la lista di partito collegata. Si contano i voti in tutta Italia e si stabilisce, in base alla percentuale, quanti seggi spettano a ciascun partito a livello nazionale e poi circoscrizionale. In ogni circoscrizione i partiti fanno una graduatoria dei propri candidati secondo il seguente criterio: prima i candidati che hanno vinto nei collegi; poi i candidati del listino; infine i candidati che nei collegi non hanno vinto. Da questa classifica si estraggono in ordine gli eletti di ciascun partito in ogni circoscrizione.

COLLEGI/LISTINI: non è possibile dire in anticipo quale è la percentuale di deputati eletti nei collegi e nei listini; ogni partito potrà variare la lunghezza di questi ultimi in ogni circoscrizione, a seconda se vuole incentivare la corsa dei propri candidati nei collegi o favorire la blindatura dell’elezione dei propri candidati. SENATO: i collegi sono 112 (più i 6 del Trentino Alto Adige e uno della Valle d’Aosta) e le circoscrizioni coincidono con le Regioni; il meccanismo di presentazione delle candidature e di assegnazione dei seggi è identico a quello della Camera.

QUOTE DI GENERE: alternanza di genere nei listini bloccati, mentre a livello nazionale ogni partito non può avere capilista dello stesso sesso in una quota superiore al 50%. Anche per i candidati nei collegi uninominali per ogni partito nessuno dei due sessi può essere superiore a 60%.

PLURICANDIDATURE: ci si potrà candidare al massimo in un collegio e in una sola lista (e non più in tre).

CANDIDATO PREMIER: anche se è un sistema proporzionale rimane l’indicazione da parte dei partiti del “capo della forza politica”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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