Fratzscher (Diw): “Fuori dall’euro l’Italia a un passo dalla bancarotta”

BERLINO. – Se uscisse dall’euro, l’Italia si ritroverebbe “a un passo dalla bancarotta”. Ne è convinto Marcel Fratzscher, capo dell’istituto economico tedesco Diw. Voce generalmente fuori dal coro in Germania, d’accordo con la Bce di Mario Draghi (“non può che continuare con la politica espansiva”), critico sulle ricette europee del governo di Angela Merkel, severo sul surplus commerciale tedesco e sulla politica asfittica sugli investimenti pubblici, delle sorti dell’Italia Fratzscher è al momento a dir poco allarmato.

“È il paese dell’Europa che mi preoccupa di gran lunga di più”, ha detto incontrando a Berlino la stampa estera. E le sue ‘ansie italiane’ erano in prima pagina anche sull’Handelsblatt. “Temo che possa arrivare un governo che abbia l’idea di affrontare un referendum come quello britannico”, ha spiegato alla stampa. Il che per l’Italia significherebbe il rischio di un’uscita dalla moneta unica.

“L’intera discussione sull’euro è un alibi – ha affermato -. Non ha senso. L’Italia ha tratto giovamento dalla moneta europea, esattamente come Grecia e Germania. Basta chiedersi cosa succederebbe se ne uscisse: ci sarebbe subito un’enorme svalutazione, un picco dell’inflazione, i risparmi verrebbero confiscati, le imprese andrebbero in bancarotta perché dovrebbero pagare i loro debiti in euro e in una moneta che avrebbe un terzo del valore. La disoccupazione esploderebbe, perché le imprese dovrebbero licenziare. Inoltre, al momento, l’Italia paga il 2,2% di interessi sui titoli a 10 anni, negli anni ’90 pagava il 10-12-15%. Si può immaginare che significherebbe pagare all’improvviso quote del genere”.

“L’euro non è il problema, e non lo è mai stato. Lo sono le mancate riforme, la mancata flessibilità, e questa insicurezza dello Stato: il fatto che le imprese non possano liberamente decidere di investire, di correre dei rischi”.

Oggi la situazione è particolarmente pesante, stando a questa analisi: “Crescita debole, sistema bancario debole e alto debito: la combinazione di questi tre elementi potrebbe risultare fatale”, ha asserito. Eppure i problemi del paese risiedono più nella politica e nel malfunzionamento delle istituzioni, che nell’economia: “Ho vissuto un po’ in Italia e sono convinto che il Nord abbia un’eccellente struttura economica, basata su medie imprese produttive e competitive. Un modello molto simile a quello della Germania del sud. In prima linea vedo ostacoli politici e istituzionali”.

Anche il paragone con la Francia non è lusinghiero: “lì il tema era la mancanza della volontà politica di fare le riforme, ma se questa c’è, le riforme si fanno velocemente. In Italia la situazione è opposta. Il governo Renzi aveva forte volontà di riformare il Paese, e ha anche realizzato delle cose, ma le istituzioni politiche sono state un ostacolo, e questo è più difficile da riparare di quanto sia difficile cambiare una volontà politica”.

Fratzscher è molto duro anche con Berlino. Il surplus commerciale è troppo alto (“dovrebbe essere il 2-3%”) e la politica dovrebbe impegnarsi a rimediare: il punto non è contestare imprese che producono bene e sono vincenti, ma spendere le risorse che arrivano. “In consumo e investimenti”. Anche le minacce degli Usa andrebbero prese sul serio: “Io spero che il governo tedesco ammetta il problema e agisca di conseguenza”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

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