Pisapia chiede le primarie. Pd: “Ma chi perde che fa?”

Giuliano Pisapia. ANSA/LUCA ZENNARO
Giuliano Pisapia in occasione dell’incontro organizzato a favore del candidato sindaco del centrosinistra Gianni Crivello, Genova, 7 giugno 2017. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA. – Il flop della riforma elettorale rimescola le acque del centrosinistra e ridà potere contrattuale a Giuliano Pisapia che, davanti alla prospettiva di una legge elettorale e delle urne a settembre, si stava adeguando all’idea di un’Alleanza a sinistra del Pd e senza il Pd. Ora, davanti alla prospettiva di elezioni nel 2018 con un Consultellum che al Senato favorisce le coalizioni, l’ex sindaco di Milano torna al dialogo con Matteo Renzi e torna a rilanciare le primarie di coalizione. Sfida che il Pd, per voce di Francesco Bonifazi, accoglie con una provocazione: “Facciamole e vediamo chi vince? Bene. Chi perde che fa, caro Pisapia: resta o scappa?”.

Tra alti e bassi, Matteo Renzi non ha mai negato di volere Giuliano Pisapia nel ‘Pd largo’ che ha in mente, che vada da Calenda all’ex sindaco di Milano sfilando ad Ap elementi centristi, come i ministri Costa e Galletti. Un centrosinistra in un unico partito con cui, se il patto sulla legge elettorale avrebbe retto, Renzi puntava ad evitare, alle elezioni, l’emorragia a sinistra dopo la scissione del Pd.

Ma l’aut aut, ‘Pisapia sì, D’Alema no’, e soprattutto il modello proporzionale stava spingendo l’ex sindaco di Milano nelle mani di Bersani e Fratoianni. Ora il quadro cambia radicalmente anche perchè la convinzione dentro il Pd è che il Fianum sia davvero morto e che nessuna legge elettorale potrà essere fatta in questo Parlamento. Sopratutto, spiegano fonti dem, “non ci azzarderemo più ad addentrarci in un sistema proporzionale che ci ha attirato gli strali di Romano Prodi, Walter Veltroni, Giorgio Napolitano”, praticamente tutto il pantheon della sinistra.

Per questo, anche se i due non si sarebbero ancora parlati, Renzi ha riaperto i canali con Pisapia. Che però alza la posta: primarie di coalizione come condizione per un’alleanza “ampia e unita” e “una discontinuità importante” da parte del Pd sul passato. Renzi non teme una nuova sfida primarie ma l’impressione dei renziani, però, è che le difficoltà siano di Pisapia, costretto ad un bivio tra il Pd e l’alleanza di chi, a sinistra, considera inimmaginabili un’intesa con i dem finchè al comando c’è Matteo Renzi.

“Non siamo noi a mettere veti – è l’analisi dei fedelissimi dell’ex premier – sono loro che non ci vogliono e Pisapia ora deve decidere se andare avanti in un progetto con D’Alema e Fratoianni con il rischio di ricreare la sinistra arcobaleno”. Scenari che avranno tempo di maturare visto che anche i pasdaran a questo punto hanno capito che non ci sono più margini per il voto anticipato.

L’ex premier ha chiesto ai suoi di smetterla con il balletto delle elezioni anticipate anche se tutti si rendono conto che la maggioranza è ormai sfilacciata, ai limiti dell’incomunicabilità, tra Pd, Ap e Mdp. E l’incidente parlamentare, quindi, rischia di succedere anche senza un trappolone orchestrato.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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