Papa e Mattarella: sintonia totale, allarme lavoro e migranti

Il Presidente Sergio Mattarella con Sua Santità Francesco nella Sala della Musica (Foto Ufficio Stampa Quirinale)
Il Presidente Sergio Mattarella con Sua Santità Francesco nella Sala della Musica (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Un richiamo alla politica affinché ritrovi l’etica del bene pubblico per frenare il distacco tra cittadini e istituzioni. Un drammatico allarme sulla mancanza di lavoro, piaga che mina la società nelle sue fondamenta. Un appello ad affrontare con razionalità e umanità il fenomeno dei flussi stigmatizzando la colpevole assenza dell’Europa. E infine la richiesta di fare “fronte comune” per affrontare la sfida dell’estremismo religioso, della “barbarie” del terrorismo.

Straordinaria sintonia al Quirinale tra Sergio Mattarella e papa Francesco che con due discorsi speculari hanno efficacemente mostrato quanto forte possa essere il legame personale costruito tra il presidente della Repubblica e il capo della Chiesa cattolica. Passando da un tema all’altro dei due interventi, che hanno chiuso la visita di restituzione del papa al Quirinale, si fatica a distinguerli.

Il primo, quello del presidente, viene completato dal secondo in un intreccio studiato che fa ben comprendere perché solo qualche settimana fa dall’Argentina, patria di Bergoglio, il capo dello Stato disse con naturalezza di essere “assolutamente entusiasta” di questo Papa. Lavoro, migranti, responsabilità nella politica e nelle istituzioni, solidarietà e apertura, lotta ai cambiamenti climatici: difficile separare le visioni, trovare sfumature o perplessità di intenti tra le due figure.

E non è un caso che Bergoglio ha scelto di chiudere il suo discorso dal salone dei Corazzieri con una sottolineatura che vale per la Repubblica e disegna lo stile dell’attuale inquilino del Colle: “In Italia c’è una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro”.

Musica per le orecchie di Mattarella che ha fondato la propria guida del Quirinale su questo concetto. “La sua visita – aveva detto solo un minuto prima Mattarella – costituisce un’occasione per ringraziare la Chiesa cattolica per la sua instancabile azione, al fianco delle istituzioni nazionali, nella più ampia riaffermazione dei valori di giustizia, equità, apertura e tolleranza sui quali si fonda la Repubblica”. Rapporto sui quali, ha sottolineato il presidente, vigila il Concordato “con il suo prezioso quadro di collaborazione”.

La sala degli Arazzi del Quirinale è stato il luogo che ha permesso una lunga e affettuosa conversazione a quattr’occhi tra il papa e il presidente, dipanatasi poi tra le tante sale del palazzo che fu per secoli dei papi. Dal cortile d’onore dominato dai corazzieri (notato il primo corazziere di colore in alta uniforme) e animato da tanti ragazzi provenienti dalle scuole delle zone del terremoto, il cerimoniale ha guidato la visita senza strappi, con il tradizionale scambio di doni. E Bergoglio ha offerto anche un rosario a figlie e nipoti del presidente nelle pieghe dell’ufficialità.

Presenti e silenziosi il premier Gentiloni, i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, i ministri Padoan, Alfano, Madia e Pinotti, il sottosegretario Boschi, il vicepresidente della Camera Di Maio e la sindaca Virginia Raggi. Un protocollo che non ha mai oscurato i contenuti, forti e diretti nel linguaggio.

“Chi è chiamato a pubblici impegni deve agire con elevata responsabilità e con sempre crescente impegno”, ha esordito il presidente. “Da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo – gli ha fatto eco il papa – ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni”.

E poi stessi toni e stesso ritmo sull’emergenza lavoro: “la politica deve impegnarsi soprattutto per l’emergenza lavoro, deve “agire con crescente impegno affinché prevalgano condizioni di equità, e quindi di stabilità sociale” perché, ha detto Mattarella, “questa stagione ne sta mettendo a dura prova le prospettive di vita personale mettendo a rischio il buon futuro dell’intera società”.

Altrettanto duro Bergoglio che punta il dito contro le speculazioni: serve “un’alleanza di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio della gente e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi”.

Quindi il tema dolente dei migranti dove, inutile dirlo, i due protagonisti parlano a una sola voce: umanità, ordinata apertura e, soprattutto, una maggiore collaborazione della Comunità internazionale a partire dai Paesi europei. Infine dialogo e dialogo con le altre confessioni religiose per un “fronte comune” contro la barbarie del terrorismo e la piaga del fondamentalismo religioso.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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