Spinta coalizioni. M5S disperde voti, ma anche il Pd cala

Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio
Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio . ANSA/ LUCA ZENNARO
Un momento della votazioni per le Comunali in un seggio a Genova, 11 giugno 2017. ANSA/ LUCA ZENNARO

ROMA. – Coalizioni e liste singole: le Comunali vanno analizzate sulla base di una duplice lettura, soprattutto se si vuol tentare una trasposizione a livello nazionale dei flussi. E se i risultati dei candidati sindaci indicano una spinta decisiva delle alleanze locali – con il supporto, a volte dirimente, delle liste civiche – dal punto di vista delle liste singole si registra in generale un calo del M5S – che in alcuni Comuni ha la forma dell’emorragia – e una dispersione dei voti anche del Pd. Tengono, invece, FI, Lega e Fdi, per un centrodestra che, sul piano amministrativo, inverte il suo trend storico rispetto al centrosinistra.

In termini assoluti, il M5S a Palermo e Genova non sfigura. Nel capoluogo siciliano è il primo partito con il 13%, a Genova con il 18,4% è secondo dopo il Pd. E anche ad Asti e Taranto, con un primo e secondo posto, la lista pentastellata è competitiva. Tuttavia “il M5S avrebbe difficoltà a dire che non ha perso, in alcune città retrocede anche rispetto alle amministrative del 2012”, spiega Rinaldo Vignati dell’Istituto Cattaneo.

E, analizzando i flussi elettorali di 5 città (La Spezia, Alessandria, Pistoia, Padova, Piacenza), l’istituto emiliano rileva “il bacino dei candidati M5s si osserva una dispersione in tante direzioni diverse”. Un dato che si aggrava in termini numerici nel raffronto con le politiche del 2013. Ad Alessandria, ad esempio, 4 anni fa il M5S arrivava al 20% mentre oggi si ferma al 6,5%: “astensione, candidato grillino, candidato di centrodestra e candidato di centrosinistra”, le direzioni che ha preso l’elettore M5S, spiega il Cattaneo. Secondo una parziale analisi di Youtrend in totale il Pd si attesta al 16,6% e il M5S al 9%.

Ma neanche i Dem possono ridere. Secondo l’Istituto Cattaneo il centrosinistra ha subito “significative perdite verso l’astensione e verso altre forze politiche”. Un’astensione che aumenta se si guarda al Pd e al confronto con le politiche del 2013. A Genova, ad esempio, i Dem perdono “il 7,7%” del corpo elettorale che ha scelto di non votare. A Piacenza la quota raggiunge l’8%. E nella “rossa” Toscana per il Pd non va meglio: i Dem perdono alcuni Comuni (Forte dei Marmi o Rignano sull’Arno) che vanno al centrodestra o a liste civiche mentre a Lucca e a Pistoia pagano il dazio delle scissioni.

E l’emigrazione degli elettori Dem contribuisce, in alcune città, a ribaltare l’ordine tra centrosinistra e centrodestra. A Genova l’elettorato che nel 2012 premiò il candidato del centrosinistra Doria si dirige, oltre che su Crivello, in parte sull’astensione (il 5,8%) e in parte (3,4%) sul candidato M5S Pirondini. Mentre Marco Bucci, candidato del centrodestra mantiene il suo bacino del 2012 fagocitando quello che, cinque anni fa, votò per il candidato leghista Rixi.

Il centrodestra, in tante città, si mostra attrattivo. Ma in termini assoluti i numeri di FI e Lega non sono altissimi. La prima paga il traino del Carroccio al Nord (7,8% contro 12,6% secondo Youtrend), la seconda resta al di sotto dell’1% al Sud. Alto dappertutto, invece, il dato dell’astensione: i votanti sono il 60,07%, più del 6% in meno rispetto al 2012.

(di Michele Esposito/ANSA)

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