Regioni divise sull’obbligo dei vaccini, il Veneto impugna la legge

Una dottoressa con una siringa in mano controlla il livello del vaccino
Una dottoressa con una siringa in mano controlla il livello del vaccino

ROMA. – Le regioni si dividono sulla introduzione dell’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola, sancita dal recente decreto del ministero della Salute: sul fronte del ‘no’ capofila è il Veneto, che ha impugnato il provvedimento davanti alla Consulta, ma anche altri governatori hanno espresso una posizione contraria, dalla Liguria alla Valle d’Aosta, mentre ad appoggiare la misura sono, ad esempio, Emilia Romagna e Toscana, regioni ‘apripista’ per la reintroduzione dell’obbligo vaccinale.

Netta, appunto, la posizione del presidente del Veneto Luca Zaia, che ha oggi annunciato che la giunta regionale ha dato mandato all’Avvocatura di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il decreto del Governo. L’impugnativa, ha precisato, sarà pronta entro una-due settimane e riguarderà non solo l’eventuale legge di conversione approvata dal Parlamento, ma anche lo stesso decreto:

“Non mettiamo assolutamente in discussione i vaccini – ha spiegato – ma alcuni aspetti del decreto. Il Veneto, che non ha l’obbligo vaccinale, così come 15 Paesi europei importanti, ed è l’unica regione ad avere un’anagrafe vaccinale digitale, ha dimostrato, con una performance del 92,6%, che non è l’obbligo a risolvere il problema, quanto il dialogo con le famiglie”.

Sulla stessa linea anche la vicepresidente della regione Liguria Sonia Viale, che sottolinea come “i vaccini sono una conquista delle società civili per il debellamento di alcune malattie letali, ma l’approccio non può essere la coercizione” e annuncia che “la Liguria porterà la sua posizione in Conferenza delle Regioni” per chiedere al governo una correzione del decreto.

Contro le “misure coercitive” si schiera pure il consiglio provinciale di Bolzano chiedendo lo “stralcio delle misure ed una campagna di sensibilizzazione ampia ed equilibrata”, e perplessità giungono dall’assessore alla Sanità della Valle d’Aosta Luigi Bertschy.

Sul fronte del sì all’obbligo vaccinale si pone invece l’Emilia Romagna: è stata la prima regione ad aver varato una legge sull’obbligatorietà delle vaccinazioni per poter frequentare gli asili nido. Successivamente, anche il comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Toscana hanno varato un provvedimento che rende obbligatoria la vaccinazione dei bambini per l’iscrizione agli asili comunali e convenzionati.

Favorevole è anche il Piemonte: “E’ una scelta di civiltà – ha affermato il presidente della regione Sergio Chiamparino – soprattutto nei confronti dei più deboli, che hanno meno strumenti di conoscenza. Mi sembra giusto dare loro ragionevoli certezze che i loro bambini saranno al riparo dalle malattie, tanto più in un quadro epidemiologico in sempre più rapido cambiamento”.

In realtà, l’obbligo di vaccinarsi per poter essere iscritti a scuola è stato previsto dalla legge italiana per oltre 30 anni, dal 1967 al 1999, quando decadde. Da allora, le coperture vaccinali nel Paese sono calate in modo allarmante, attestandosi sotto la soglia del 95% prevista dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Gli stessi dati sulle coperture del Veneto, ha avvertito il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, “giustificano l’adozione dell’obbligatorietà dei vaccini” e senza interventi “mirati e omogenei sul territorio nazionale – conclude – il rischio di un ulteriore calo delle coperture, e quindi la dispersione di anni di campagne pubbliche di prevenzione, è molto elevato”.

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