Prima batosta Ue su Londra, arriva la stretta sui derivati

BRUXELLES. – Per i britannici è la prima mossa ‘punitiva’ dopo la Brexit. Per gli europei è semplicemente la conseguenza del diventare un Paese terzo, quale sarà il Regno Unito una volta uscito. Ma è un fatto che la nuova stretta sui derivati, varata dalla Commissione europea per avere un maggiore controllo di un mercato molto sensibile e redditizio, avrà conseguenze pesanti per Londra. Le più grandi ‘clearing houses’ o controparti centrali (Ccps), attualmente basate nella City, potrebbero dover traslocare in Europa se l’Autorità Ue che vigila sui mercati (Esma) lo riterrà necessario per il bene della stabilità finanziaria.

Bruxelles era già intervenuta a regolare il mercato dei derivati dopo Lehman Brothers, con la Emir (European market infrastructure regulation) che rese fondamentali le controparti centrali, spostando presso di loro i rischi che prima erano delle banche. Le Ccps si occupano del ‘clearing’ di tutti gli scambi di derivati. Un giro d’affari ‘monstre’ da 340 trilioni di dollari all’anno.

“Se qualcosa va storto nelle controparti, la loro giurisdizione ha bisogno di un enorme quantità di denaro”, spiegano i tecnici Ue. Da qui la necessità di rafforzare la vigilanza. La proposta introduce un approccio ‘pan europeo’, nel quale l’Esma e le banche centrali responsabili delle monete europee lavoreranno a stretto contatto. Nell’Esma viene creata una direzione apposita per le Ccps che sarà responsabile della supervisione di quelle europee e non Ue.

Le novità sono soprattutto per queste ultime. “Ci serve più presa – spiegano gli esperti – perché non abbiamo controllo sulle regole dei loro Paesi”. La presa si rende necessaria anche a causa dell’uscita del Regno Unito, sede ad esempio di LCH. Clearnet, che gestisce oltre il 70% del business di ‘clearing’ europeo, un giro d’affari da 930 miliardi di euro al giorno.

Sarà l’Esma a decidere quali potranno continuare a lavorare come prima, e quali invece dovranno rispettare nuovi e più stringenti requisiti. Quelle classificate come “sistemiche”, o “Tier 1”, dovranno rispettare le richieste (ad esempio sul collaterale) delle banche centrali dei Paesi europei dove operano, dovranno assicurare ispezioni Ue nelle loro sedi e aprire i loro database.

A quelle classificate come “sistemiche importanti” o “Tier 2”, in grado di mettere in crisi la stabilità finanziaria dell’Ue, l’Esma potrebbe chiedere di traslocare in un Paese europeo, qualora ritenga che vi siano dei rischi che l’Ue non è in grado di controllare. Questa nuova stretta, sottolineano i tecnici, prende ispirazione da una legge Usa di qualche anno fa.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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