Prodi si sfila, Pisapia avanti. Renzi: “Che facciamo col jobs act?”

ROMA. – Dopo essere stato tirato per la giacchetta da più parti, Romano Prodi si sfila da tutto: non farà il candidato premier di un nuovo Ulivo nè il federatore, (“sono un felice pensionato”) ma neppure manderà un messaggio all’iniziativa con la quale, l’1 luglio a piazza Santi Apostoli, Giuliano Pisapia battezzerà una nuova sinistra.

Matteo Renzi tira un sospiro di sollievo per la non belligeranza del fondatore dell’Ulivo e pone alcuni paletti tematici per un’intesa futura: “Che facciamo sulle tasse, e sul jobs act o sulla flessibilità?”, chiede rinfacciando a Bersani e D’Alema di “essersene andati per non fare le primarie”. La macchina del movimento a sinistra del Pd si è messa in moto: sabato tutti in piazza contro i nuovi voucher, domenica si riunisce a Roma Sinistra Italiana e le associazioni che hanno promosso il no al referendum.

Pisapia per ora resta alla finestra ma lo slogan “nessuno escluso” della convention del primo luglio lascia capire che la sua Alleanza avrà confini ampi.”Il treno è partito – spiega Pier Luigi Bersani – l’ultima chiamata per il centrosinistra per evitare la vittoria del centrodestra”. L’ex leader dem, uscito dal Pd, formalmente non chiude le porte al suo ex partito: “E’ ovvio – dice – parlare con il Pd e con il suo segretario ma il patto deve essere su un programma di netta discontinuità e mi sia consentito dire che è difficile pensare che il testimonial sia chi ha sostenuto in questi anni certe politiche”.

Sfida sui contenuti e non sulle persone anche per Matteo Renzi. Ma pur non parlando di candidati premier e leader, le distanze non sembrano così ravvicinate. “Cosa ne pensiamo – incalza l’ex premier rivendicando il lavoro dei Mille Giorni – delle tasse, rimettiamo quella sulla prima casa? E sul jobs act che ha fatto 584mila posti di lavoro che facciamo lo cancelliamo? e sull’Ue, vale la linea di Monti o della flessibilità?”.

Domande alle quali, tranne che sulla linea europee, è difficile pensare ad una convergenza con una sinistra che va da Fratoianni a Pisapia. La realtà, spiegano i renziani, è che è prematuro parlare di alleanze fino a che non si capirà se fare un nuovo tentativo di riforma elettorale. Renzi, che non andrà a piazza Santi Apostoli “perchè non invitato visto che sono di un altro partito”, è attento a non mettere veti sulle persone “perchè ogni volta che si è fatto il centrosinistra è crollato nei sondaggi”.

Ma il problema, a suo avviso, è che “una parte della sinistra deve capire che il problema è il populismo di Salvini e Grillo, non del Pd”. Che, guardando a questo punto all’orizzonte del 2018, punta ad una manovra che non pesi sui cittadini. L’ex premier è sicuro che non sarà una legge di bilancio lacrime e sangue: “Non ci sarà l’aumento dell’Iva, l’hanno capito anche quei ministri che la ipotizzavano, e poi ci sarà una crescita maggiore che ridurrà le esigenze di rientro europee”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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