Ripresa Usa continua e la Fed alza i tassi, tornano sopra l’1%

L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve.
L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve. EPA/SHAWN THEW
EPA/SHAWN THEW

NEW YORK. – L’economia americana continua a crescere e il mercato del lavoro a rafforzarsi. Forte di una ripresa che va avanti da 96 mesi consecutivi e un tasso di disoccupazione ai minimi dal 2001 al 4,3%, la Fed alza i tassi di interesse. E mostra la sua intenzione di andare avanti con la normalizzazione della politica monetaria: un’altra stretta è attesa quest’anno, quando partirà anche la riduzione del bilancio che verrà ridotto a livelli inferiori ai 4.500 miliardi di dollari attuali ma superiori ai livelli del 2008.

Con l’aumento di un quarto di punto, il secondo quest’anno, i tassi di interesse salgono all’1,00-1,25%, tornando a rivedere per la prima volta dalla crisi finanziaria quota 1%. ”L’aumento mostra i progressi fatti dall’economia” afferma il presidente della Fed, Janet Yellen. I rischi all’outlook – precisa la banca centrale – sono bilanciati: c’è però il nodo dell’inflazione, ancora al di sotto del 2%.

”Monitoriamo da vicino gli sviluppi” dei prezzi, spiega la banca centrale, prevedendo un’inflazione sotto l’obiettivo del 2% ancora per diverso tempo. ”Ci sono le condizioni per un aumento dell’inflazione” aggiunge Yellen. Il mercato del lavoro invece continua a rafforzarsi, così come le famiglie americane continuano a spendere sostenendo la ripresa.

Il quadro tracciato dalla Fed è quindi di un’economia in buona salute, che assicura rialzi graduali dei tassi di interesse in un contesto di politica monetaria che resta accomodante. A fronte del rafforzamento dell’economia, la Fed intende procedere con i suoi piani, ovvero una nuova stretta nel 2017. Resta sempre l’incognita della politica di bilancio americano, sulla quale non c’è ancora una schiarita con l’agenda del presidente Donald Trump rallentata dalle indagini sul Russiagate.

La Fed però scavalca la Casa Bianca, anche se non lo fa all’unanimità: a votare contro un aumento dei tassi è stato il presidente della Fed di Minneapolis, che avrebbe preferito lasciare invariato il costo del denaro. C’è invece unanimità sul ”programma di normalizzazione del bilancio” tramite il mancato reinvestimento dei titoli. Strada privilegiata dalla Fed alla vendita diretta di Treasury e titoli legati a mutui.

La banca centrale ha deciso di fissare paletti che crescono nel tempo: per i Treasury il tetto iniziale è di 6 miliardi di dollari al mese che salirà fino a 30 miliardi, per titoli legati ai mutui è di 4 miliardi e crescerà fino a 20 miliardi. Ad avviare la normalizzazione sarà Yellen che intende ”restare per tutto il mandato”.

Il presidente della Fed, che scade nel febbraio 2018 non ha ancora parlato con Trump di ”piani futuri” ammette la stessa Yellen. Parole che arrivano mentre la casa Bianca ha avviato il processo per la nomina del nuovo presidente della Fed: una conferma di Yellen non sarebbe da escludere, anche se non attesa. In corsa ci sarebbe fra gli altri Gary Cohn, l’ex presidente di Goldman Sachs.

(di Serena Di Ronza/ANSA)