Lieve frenata dei prezzi, rallenta anche il carrello della spesa

ANSA/GIORGIO BENVENUTI
ANSA/GIORGIO BENVENUTI

ROMA. – Il tasso di inflazione in Italia rallenta all’1,4% a maggio. I dati definitivi dell’Istat confermano che la corsa dei prezzi ha frenato, dopo aver raggiunto ad aprile l’1,9%, il livello più alto da oltre quattro anni e un valore in linea con l’obiettivo della Banca centrale europea di un’inflazione vicina ma inferiore al 2%. La fiammata dei prezzi era dovuta principalmente ai rincari dei trasporti per le vacanze di Pasqua e per il ponte del 25 aprile. Passate le feste, sono rientrati anche gli aumenti.

Su base mensile, a maggio, l’indice dei prezzi risulta addirittura in calo (dello 0,2%) come non succedeva da sei mesi. Sembra pian piano normalizzarsi anche la dinamica dei prezzi della frutta e della verdura fresca, che vedono aumenti tendenziali del 9,7% e del 7,7%, sempre più lontani dai rincari record di febbraio. Ma nelle campagne, secondo Coldiretti, le quotazioni sono finite “sottocosto per l’effetto congiunto di speculazioni e siccità” scatenando una crisi diffusa.

Intanto il carrello della spesa nel suo insieme, con i prodotti alimentari, per la cura della casa e della persona, vede aumenti in rallentamento su base annua dall’1,8% di aprile all’1,6% di maggio. Le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef stimano che questo livello di inflazione comporta comunque maggiori spese per 414 euro l’anno a famiglie ed è “determinato prevalentemente da aumenti tariffari e non da un incremento della domanda interna, come invece sarebbe auspicabile”.

L’inflazione italiana, nonostante il rallentamento, resta ai livelli più alti degli ultimi anni e su un valore analogo a quello della Germania. L’Istat osserva che la frenata “è dovuta in particolare ai prezzi di talune tipologie di prodotto, la cui crescita si riduce di ampiezza pur rimanendo sostenuta: gli energetici non regolamentati (+6,8%, da +9,1% di aprile), i servizi relativi ai trasporti (+3,2% da +5,5%) e gli alimentari non lavorati (+3,8% da +4,7%)”.

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